Con la nuova pubblicazione che vi abbiamo presentato, che evidenzia l’aumento del rischio di infarto e ictus nelle donne, ci troviamo difronte all’ennesimo studio osservazionale che propone risultati di forte impatto per la salute, ma con altrettanto forti limiti legati al disegno della ricerca.
Negli ultimi anni la facilità di gestione di quantità enormi di dati, ottenuta grazie all’informatizzazione delle informazioni cliniche, ha visto proliferare esponenzialmente gli studi di questo tipo. Sono studi che includono decine o centinaia di migliaia di pazienti e che più facilmente possono rivelare differenze statistiche significative nei dati esaminati. Sono ineccepibili al punto di vista sperimentale e per l’importanza del loro messaggio e la mole di dati elaborata vengono facilmente pubblicati da riviste scientifiche di alto profilo.
D’altra parte, gli studi di questo tipo non consentono di trarre conclusioni definitive sul rapporto di causa ed effetto. Così possiamo dire che è stata vista una maggiore associazione tra rischio di sviluppare infarti o ictus nelle donne che assumono contraccettivi ormonali. D’altra parte però, anche se può sembrare paradossale, non possiamo essere certi che siano stati gli stessi contraccettivi a causare le due malattie.
Si lancia quindi un forte allarme per la salute delle donne, ma non si può dire con certezza quali siano le cause che hanno portato realmente al maggior numero di eventi clinici rilevanti come infarto e ictus.
Certo è importante disporre di informazioni come queste, per potere valutare con attenzione i rischi connessi all’assunzione di farmaci come i contraccettivi ormonali, utilizzati da moltissime donne. Ci si aspetterebbe però un passo successivo, per chiarire i risultati della ricerca, predisponendo nuovo studio che chiarisca se sono effettivamente i contraccettivi ad aver causato gli effetti dannosi evidenziati nello studio osservazionale.
Questo perfezionamento della ricerca non si verifica però quasi mai. Innanzitutto perché è spesso molto difficile realizzare studi clinici prospettici a supporto di sperimentazioni condotte su dati di larga scala.
Nel caso di questa sperimentazione, ad esempio, si dovrebbe realizzare uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato, che confrontasse gli anticoncezionali ad un placebo. Quindi un gruppo di donne dovrebbe assumere un vero anticoncezionale e il secondo gruppo assumere un placebo. Ovviamente senza sapere cosa si assume realmente, magari per oltre vent’anni, tanto quanto è durato lo studio osservazionale. In pratica, una ricerca del tutto irrealizzabile.
Continuiamo quindi a ricevere segnali di allarme da studi osservazionali, che lanciano messaggi molto preoccupanti, ma con risultati che non possiamo valutare e comprendere in modo completo. Messaggi di allarme che quindi molto spesso finiscono per essere dimenticati.
Franco Folino