L’American College of Cardiology e l’American Heart Association hanno pubblicato recentemente le linee guida aggiornate per la gestione di individui affetti da sindrome coronarica acuta (SCA). Il documento incorpora nuove prove e raccomandazioni aggiornate per migliorare la qualità delle cure e gli esiti clinici.
Le linee guida ACC/AHA/ACEP/NAEMSP/SCAI 2025 per la gestione di pazienti con sindromi coronariche acute sono state pubblicate contemporaneamente sul Journal of the American College of Cardiology (JACC) e sulla rivista Circulation.
Le malattie cardiovascolari: la prima causa di morte in Italia
La SCA include un gruppo di condizioni cardiovascolari acute definite da un’improvvisa riduzione del flusso sanguigno al muscolo cardiaco, espressa con sintomi come dolore al petto, mancanza di respiro e vertigini. Le condizioni associate alla SCA includono l’angina instabile e l’infarto miocardico. Entrambe possono verificarsi quando una placca di colesterolo instabile nell’arteria coronaria si erode o si rompe, con conseguente formazione di coaguli che riducono o bloccano completamente il flusso sanguigno al muscolo cardiaco.
Le malattie cardiovascolari, che includono le malattie ischemiche del cuore, le malattie cerebrovascolari e le altre malattie del cuore, rappresentano la prima causa di morte in Italia (30,8% di tutti i decessi nel 2021, ultimo dato di mortalità disponibile) con 217 mila decessi (dati ISS 2024). I decessi per le malattie ischemiche del cuore e per le malattie cerebrovascolari sono, rispettivamente, il 27,3% ed il 24,7% del totale dei decessi dovuti alle malattie del sistema circolatorio (dati ISS 2024).
La gestione dell’angina instabile e dell’infarto miocardico
“I pazienti con SCA sono a più alto rischio di complicazioni cardiovascolari sia acute che croniche, il che sottolinea l’importanza di rimanere aggiornati sulle più recenti prove presentate in questa linea guida”, ha affermato Sunil V. Rao, direttore di cardiologia interventistica presso NYU Langone Health e presidente del comitato di stesura delle linee guida. “Con una gestione appropriata, possiamo migliorare i risultati sia in ospedale che a lungo termine”.
Le linee guida si concentrano sulla gestione dell’angina instabile e dell’infarto miocardico: sia l’infarto miocardico senza sopraslivellamento del tratto ST (NSTEMI) che l’infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI). Le raccomandazioni riflettono le migliori evidenze sperimentali a supporto del trattamento e della gestione della SCA, comprese le cure farmacologiche e procedurali aggiornate.
La duplice terapia antipiastrinica (DAPT), che comprende la somministrazione di aspirina più un inibitore P2Y12, è già raccomandata per le persone con SCA. Sebbene riduca il rischio di infarto miocardico ricorrente, può aumentare il rischio di sanguinamento in alcuni pazienti. La DAPT è raccomandata per almeno 12 mesi dopo la dimissione dall’ospedale per i pazienti con basso rischio di sanguinamento; sono raccomandate diverse strategie per i pazienti con un rischio di sanguinamento più elevato.
Nuove linee guida: l’imaging intravascolare
La linea guida sottolinea l’importanza dell’approccio radiale rispetto a un approccio femorale per l’intervento coronarico percutaneo (PCI) nei pazienti con SCA per ridurre il rischio di sanguinamento, complicazioni vascolari e morte. In seguito alle più recenti evidenze, l’imaging intravascolare per guidare la procedura PCI è ora una raccomandazione di classe 1, con livello di evidenza A.
Si stima che lo shock cardiogeno si verifichi in circa il 10% dei pazienti con SCA con infarto miocardico acuto. Sebbene questo evento sia raro, alcuni studi indicano che è associato a un tasso di mortalità precoce dal 40% al 50%. La linea guida fornisce importanti raccomandazioni per il trattamento dello shock cardiogeno: la rivascolarizzazione tempestiva è di fondamentale importanza e le linee guida le assegnano una raccomandazione di classe 1.
Nel documento sono inclusi i dati di recenti sperimentazioni cliniche, nonché la considerazione di nuove terapie, come la pompa a flusso microassiale, in base ai benefici e ai rischi per ciascun paziente.
Nuove linee guida: la prevenzione secondaria
La prevenzione secondaria dopo SCA, focalizzata sulla riduzione della progressione, della recidiva o delle complicazioni, è fondamentale nel processo di recupero. Nello specifico, il documento include le seguenti raccomandazioni:
- Un assetto lipidico a digiuno da quattro a otto settimane dopo l’inizio o un aggiustamento della dose della terapia ipolipemizzante per valutare la risposta o farmaci aggiuntivi che potrebbero essere necessari (classe 1);
- Le persone con SCA che assumono una statina massima tollerata con un colesterolo LDL maggiore o uguale a 70 mg/dL dovrebbero aggiungere un agente ipolipemizzante non statinico concomitante, come ezetimibe, evolocumab, alirocumab, inclisiran o acido bempedoico, per ridurre ulteriormente il rischio di eventi cardiovascolari avversi maggiori (classe 1);
- Per le persone con un colesterolo LDL inferiore a 55-69 mg/dL che assumono già una statina massima tollerata, è anche ragionevole aggiungere una non statina per ridurre il rischio di eventi cardiovascolari avversi maggiori (Classe 2a);
- Invio a riabilitazione cardiaca ambulatoriale prima della dimissione ospedaliera per ridurre decessi, infarti miocardici e ricoveri ospedalieri e migliorare lo stato funzionale e la qualità della vita (Classe 1).