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Evolocumab riduce gli eventi cardiovascolari anche nei pazienti con bassi livelli di LDL

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Un nuovo studio si aggiunge ad altri già pubblicati, sull’efficacia dell’evolocumab nel ridurre i livelli di colesterolo LDL e gli eventi cardiovascolari in pazienti con malattia aterosclerotica. Già nei mesi scorsi avevamo presentato evidenze dirette dell’effetto di questo inibitore del PCSK9 sulla riduzione delle dimensioni della placca aterosclerotica.

Questa nuova sperimentazione, sponsorizzata da Amgen, azienda produttrice del farmaco, non solo mira a confermare l’efficacia della molecola, ma la impiega in pazienti con livelli già ridotti di colesterolo LDL.

Lo studio, pubblicato online con libero accesso, sul New England Journal of Medicine, ha coinvolto ben 27.564 pazienti, tra i 45 e gli 85 anni di età, con livelli di colesterolo LDL pari o superiori a 70 mg/dl o un colesterolo non-HDL pari o superiore a 100 mg/dl, pur essendo in trattamento ipolipemizzante ottimizzato (almeno 20mg/die di atorvastatina, con o senza ezetimibe). Per essere inclusi i pazienti dovevano avere una malattia aterosclerotica cardiovascolare clinicamente evidente, come una storia di infarto miocardico, di ictus emorragico o una vasculopatia periferica, così come altri fattori di rischio cardiovascolare.

I pazienti ammessi sono stati quindi randomizzati, in doppio cieco, a ricevere iniezioni sottocutanee di evolocumab (140 mg ogni due settimane o 420 mg ogni mese, in base alle preferenze del paziente) o placebo. L’end point primario di efficacia era un composito di morte cardiovascolare, infarto miocardico, ictus, ospedalizzazione per angina instabile o rivascolarizzazione coronarica.

Il livello mediano di colesterolo LDL alla visita basale è risultato di 92 mg/dl. Dopo 48 settimane di trattamento, il farmaco ha prodotto, rispetto al placebo, una riduzione del colesterolo LDL del 59% (riduzione assoluta media di 56 mg/dl). L’end point primario si è verificato nel 9.8% dei pazienti in trattamento attivo e nell’11,3% dei pazienti in placebo (hazard ratio di 0.85), con una riduzione del rischio che incrementava nel tempo: 12% nel primo anno, 19% nel secondo anno.

Guardando ai singoli eventi cardiovascolari, e non all’end point composito, si evidenzia come gli effetti significativi del farmaco sono stati esercitati sulla riduzione degli infarti miocardici, degli ictus e delle procedure di rivascolarizzazione.

I risultati di questo studio non solo confermano l’efficacia di evolocumab nella riduzione del colesterolo LDL e nella prevenzione degli eventi cardiovascolari, ma dimostra anche come i pazienti con malattia cardiovascolare aterosclerotica possano beneficiare di un trattamento più aggressivo, che abbassi il colesterolo LDL al di sotto degli obiettivi attuali. Già recentemente avevamo presentato una metanalisi che giungeva in sostanza a conclusioni simili e che si aggiunge ad altri studi che giungevano ad analoghe conclusioni. E’ quindi ipotizzabile che le prossime linee guida sull’argomento terranno in debita considerazione queste indicazioni.

Sugli inibitori del PCSK9 restano peraltro pendenti i problemi che riguardano l’elevato costo di questa terapia.

 

Franco Folino

 

Sabatine MS, et al. Evolocumab and Clinical Outcomes in Patients with Cardiovascular Disease. N Engl J Med. Published on March 17, 2017.

 

 

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