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Obesità e cancro: una relazione pericolosa e complicata

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I ricercatori della Saint Louis University’s School of Medicine affermano che la disfunzione delle cellule T sta portando a un rischio maggiore di cancro nelle popolazioni obese.

Le cellule T sono linfociti essenziali per il sistema immunitario nella lotta contro infezioni e cancro. Ryan Teague, professore di microbiologia molecolare e immunologia presso la SLU, e il suo team stanno esplorando perché l’obesità influisce sulla disfunzione delle cellule T e compromette la sorveglianza immunitaria, ovvero la capacità del corpo di esaminare le cellule maligne ed eliminarle prima che diventino tumori.

Un rischio maggiore di sviluppare tumori

Lo studio, condotto da Teague e co-redatto da Alex Piening, uno studente laureato in medicina e dottorando presso la SLU, è stato recentemente pubblicato su Nature Communications, ha scoperto che la disfunzione delle cellule T legata all’obesità ha impedito a queste di rilevare le cellule tumorali, esponendo i topi obesi a un rischio maggiore di sviluppare tumori quando esposti a un cancerogeno. Teague e il suo gruppo stanno ora cercando di scoprire l’esatto meccanismo alla base delle disfunzioni metaboliche associate all’obesità che hanno un impatto diretto sulla funzione delle cellule T.

I progetti in corso nel laboratorio di Teague alla SLU sono progettati per identificare gli ostacoli al successo dell’immunoterapia contro il cancro e sviluppare strategie per superarli e migliorare i risultati per i pazienti. Teague e la sua squadra studiano come l’obesità influisce sull’efficacia delle immunoterapie.

“L’immunoterapia rafforza il sistema immunitario di un paziente prendendo di mira le cellule T e rinvigorendole. Paradossalmente, l’immunoterapia ha spesso più successo nei pazienti obesi, dove il sistema immunitario non funziona altrettanto bene”, ha affermato Teague. “La nostra ricerca spiega questo paradosso dimostrando che nel contesto dell’obesità, i tumori in via di sviluppo sono necessari solo per sfuggire a un sistema immunitario indebolito. Tali tumori cresciuti troppo non sono ben adattati a eludere le cellule T rinvigorite suscitate durante l’immunoterapia e, quindi, vengono distrutti più facilmente”.

L’incapacità di acquisire le funzioni metaboliche

Teague ha affermato che il sequenziamento dell’RNA a singola cellula ha svolto un ruolo fondamentale nei risultati dello studio, che ha consentito agli scienziati di apprendere cosa sta accadendo all’interno delle singole cellule immunitarie all’interno dei tumori.

“Abbiamo scoperto che la disfunzione di queste cellule T risiede nella loro incapacità di uccidere i tumori. Quei geni non venivano attivati. Risiede anche nella loro incapacità di acquisire le funzioni metaboliche necessarie per sostenere l’attività antitumorale”, ha affermato Teague.

Grazie all’investimento della SLU nella tecnologia di sequenziamento dell’RNA a cellula singola, il Dipartimento di microbiologia molecolare e immunologia ha sfruttato questo nuovo approccio per far progredire il suo lavoro di studio del cancro e del sistema immunitario, avvicinandoci a nuove cure in questo campo.

 

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