Secondo uno studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, la percezione della sostanza amara è una capacità caratteristica per ciascuno di noi. È dovuta alla presenza nel nostro DNA di uno specifico insieme di geni, che determinano l’impatto sul gusto di bevande come il caffè, il tè o l’alcol.
La percezione delle sostanze amare
Jue-Sheng Ong, Liang-Dar Hwang e colleghi hanno analizzato le varianti genetiche associate alla percezione di tre sostanze amare – propiltiouracile (PROP), chinino e caffeina – per valutare l’effetto della percezione dell’amarezza sull’assunzione di caffè, tè e alcol, in un campione di oltre 400.000 partecipanti alla Biobanca del Regno Unito.
I ricercatori hanno scoperto che una maggiore sensibilità all’amaro della caffeina, determinata appunto dalla presenza di determinati geni, era associata ad un aumento del consumo di caffè, mentre una maggiore sensibilità al gusto di PROP e chinino era associata a un minor consumo di caffè.
Una maggiore sensibilità all’amarezza della caffeina era anche associata a una maggiore probabilità di essere un forte bevitore di caffè.
L’inverso è stato trovato per l’assunzione di tè, dove le più elevate sensibilità a PROP e chinino erano associate ad una maggiore assunzione della bevanda. Una maggiore sensibilità alla caffeina era però associata ad una assunzione più bassa.
Per l’alcol, una maggiore intensità della percezione PROP ha prodotto un consumo inferiore, mentre una maggiore percezione degli altri due composti non ha avuto una chiara influenza.
I geni possono regolare il consumo di specifiche bevande
I risultati suggeriscono che le differenze nella percezione del gusto amaro derivante da differenze genetiche possono aiutare a spiegare perché alcune persone sono bevitori di caffè mentre altri preferiscono il tè.
Resta da stabilire se sarà possibile in futuro, attraverso manipolazioni genetiche, modificare la percezione delle sostanze amare e quindi aiutare, ad esempio, nel processo di disassuefazione dalle bevande alcoliche.