Le linee guida per la prevenzione degli eventi cardiovascolari, proposte dalle differenti società scientifiche, sono caratterizzate da sensibili differenze per quanto riguarda l’indicazione ad un trattamento con statine in prevenzione primaria.
Ecco così che un gruppo di ricercatori danesi ha voluto confrontare le differenti strategie terapeutiche raccomandate, su una vasta popolazione di pazienti, senza precedenti malattie cardiovascolari.
Sono state considerati cinque linee guida sull’argomento: American College of Cardiology/American Heart Association (ACC/AHA – 2013); United Kingdom’s National Institute for Health and Care Excellence (NICE – 2014); Canadian Cardiovascular Society (CCS – 2016); U.S. Preventive Services Task Force (USPSTF – 2016); European Society of Cardiology/European Atherosclerosis Society (ESC/EAS – 2016).
Sono stati inclusi nell’analisi 45.750 soggetti, non trattati con statine, ed è stato valutato il numero di partecipanti che avrebbe avuto un’indicazione al trattamento al trattamento, in base a ciascuna delle linee guida considerate, nonché il numero stimato di eventi cardiovascolari che le statine avrebbero potuto prevenire a dieci anni.
I risultati indicano come le linee guida che avrebbero portato al minor numero di pazienti trattati sono quelle ESC/EAS, con il 35% dei soggetti eleggibili. Al contrario, quelle che avrebbero raccomandato il trattamento ad una platea più vasta sono quelle CCS, con il 44% di soggetti idonei. Seguono nell’ordine quelle ACC/AHA (42%), NICE (40%) e USPSTF (31%).
I risultati ottenuti nelle valutazioni della seconda parte dello studio sono facilmente intuibili. Trattare più soggetti equivale a ridurre in maggior proporzione gli eventi cardiovascolari prevenuti.
Così, se fossero state adottate le linee guida CCS e ACC/AHA si sarebbero prevenuti a dieci anni il 34% degli eventi cardiovascolari, mentre seguendo le raccomandazioni ESC/EAS la percentuale si sarebbe fermata solo al 13%. Sono stati evidenziati valori intermedi per le linee guida NICE (32%) e USPSTF (27%).
Questo studio fornisce due importanti risultati. Il primo è una sostanziale conferma che una maggiore estensione dell’utilizzo delle statine porterebbe ad una significativa riduzione degli eventi cardiovascolari. Il secondo è che esistono importanti differenze nei criteri adottati dalle differenti società scientifiche per giungere all’indicazione al trattamento. Queste discordanze sorprendono, in particolare perché tutti i documenti utilizzano sostanzialmente gli stessi studi clinici come evidenze scientifiche su cui si basano le raccomandazioni finali.
È pur vero che in un mondo globalizzato come quello in cui viviamo, anche in campo sanitario i medici possono adottare le linee guida che giudicano più efficaci. Ci si aspetterebbe però una maggiore armonizzazione a livello internazionale, non solo per facilitare il compito dei prescrittori, ma anche per togliere il dubbio che sull’argomento ci siano sostanziali divergenze legate a incertezze sulle evidenze scientifiche disponibili.