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Omega-3: una nuova (o vecchia) arma contro il diabete l’infiammazione del tessuto adiposo?

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BruceBlaus/CC BY 3.0

Il gruppo di studio guidato dalla Dott.ssa May Faraj, Professoressa di Nutrizione presso l’Université de Montréal e Direttrice dell’Unità di Ricerca Nutrizione, Lipoproteine ​​e Malattie Cardiometaboliche presso il Montréal Clinical Research Institute (IRCM), getta nuova luce sul ruolo dell’integrazione di omega-3 di origine marina nel trattamento dell’infiammazione del tessuto adiposo e nella riduzione del rischio di malattie cardiometaboliche come il diabete di tipo 2.

Lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista Scientific Reports, rivela che i soggetti con alti livelli di lipoproteine ​​a bassa densità (LDL) nel sangue, comunemente note come “colesterolo cattivo”, hanno un’infiammazione più elevata nel tessuto adiposo rispetto a quelli con bassi livelli di LDL.

È stato inoltre dimostrato che, nei soggetti con alti livelli di LDL nel sangue, l’infiammazione del tessuto adiposo era associata ad anomalie nel metabolismo dei carboidrati (zuccheri) e dei grassi che aumentano il rischio di diabete di tipo 2.

Inoltre, combinando la ricerca clinica e di base, lo studio ha rivelato che l’integrazione di omega-3 con olio di pesce è stata efficace nell’inibire gli effetti dell’LDL sull’infiammazione del tessuto adiposo e la sua associazione con i fattori di rischio per il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari. L’integrazione di omega-3 ha anche migliorato le anomalie nel metabolismo dei carboidrati e dei grassi in tutti i soggetti.

Una malattia cronica complessa

Un’integrazione di omega-3 potrebbe quindi essere una strategia altamente efficace per il trattamento dell’infiammazione del tessuto adiposo e la prevenzione delle malattie ad essa associate come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari, specialmente nelle persone con alti livelli di LDL nel sangue.

Va però ricordato che molti studi clinici condotti in prevenzione primaria e secondaria, hanno fornito risultati molto deludenti, anche utilizzando alte dosi di omega-3.

Dal canto suo il diabete è una malattia cronica complessa che si verifica quando il corpo non produce abbastanza insulina o non riesce più a rispondere alla sua azione. Di conseguenza, il diabete riduce la capacità del corpo di metabolizzare zucchero, grassi e proteine.

Questa malattia colpisce circa 529 milioni di persone di tutte le età in tutto il mondo, con una maggioranza per il tipo 2. Oltre al suo peso quotidiano, il diabete di tipo 2 fa aumentare il rischio di sviluppare varie malattie cardiovascolari, renali e oculari e rimane la principale causa di disabilità al mondo.

Un intervento di 12 settimane

La buona notizia è che il diabete di tipo 2 è prevenibile e il lavoro di ricerca della dott.ssa May Faraj può aiutare a raggiungere questo obiettivo aumentando EPA e DHA nel sangue.

Per comprendere come LDL e omega-3 influenzano il rischio di sviluppare diabete di tipo 2, il gruppo della dott.ssa Faraj ha reclutato 40 volontari sani per uno studio clinico tra il 2013 e il 2019. Di questi, 33 volontari hanno completato un intervento di 12 settimane con integrazione di omega-3 che forniva 2,7 g di EPA e DHA nell’olio di pesce al giorno. Questa dose di EPA e DHA rientra nell’intervallo raccomandato per l’integrazione da Health Canada.

I risultati dello studio hanno evidenziato come più alti erano i livelli di EPA e DHA nel sangue, migliore era il trattamento dei fattori di rischio cardiometabolico. Inoltre, i ricercatori sono stati in grado di corroborare queste osservazioni con esperimenti di laboratorio (in coltura) utilizzando LDL, tessuto adiposo e omega-3 dei soggetti, riproducendo con successo gli effetti osservati durante l’intervento omega-3.

 

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