Solo un paio di settimane fa vi avevamo parlato di un asteroide che era passato vicino al nostro pianeta ed ecco che a breve distanza arriva la notizia che il 25 luglio scorso un altro asteroide, delle dimensioni di un campo da calcio, ha sorvolato la Terra. Il punto più vicino del suo passaggio sul nostro pianeta è stato stimato a 65.000 km, circa un quinto della distanza tra la Terra e la Luna.
L’asteroide di 100 m di larghezza soprannominato “2019 OK” è stato rilevato pochi giorni prima del suo passaggio sopra le nostre teste. I documenti d’archivio delle indagini del cielo rivelano però che era già stato precedentemente osservato ma non era stato riconosciuto come un asteroide “near-Earth”, vicino alla Terra.
Se il tragitto di 2019 OK evidenzia la necessità di avere occhi ancora più attenti sul cielo, offre anche l’opportunità di migliorare le capacità dei telescopi attuali e futuri di riconoscere asteroidi.
Le osservazioni dell’asteroide 2019 OK
L’ESA ha osservato l’asteroide appena prima del suo sorvolo sulla Terra, richiedendo due telescopi separati nell’International Scientific Optical Network (ISON) per scattare immagini della roccia spaziale.
Nell’immagine in evidenza vi proponiamo una delle riprese registrate, dove l’asteroide appare come una chiazza scura al centro del fotogramma che si sposta su uno sfondo di stelle, che appaiono come lievi strisce.
Con queste osservazioni, gli esperti di asteroidi dell’ESA sono stati in grado di estrarre misurazioni precise della posizione e del movimento del corpo roccioso. “Con le osservazioni ISON siamo stati in grado di determinare la distanza dell’asteroide in modo incredibilmente preciso”, spiega Marco Micheli del Near-Earth Object Coordination Centre (NEOCC) dell’ESA. “In effetti, con una combinazione di osservazioni da tutto il mondo, la distanza è ora nota con la tolleranza minore di un chilometro!”
I telescopi nel mondo, a caccia di asteroidi
L’osservatorio SONEAR in Brasile è stato il primo a rilevare l’asteroide 2019 OK. L’asteroide è stato scoperto per la prima volta dall’Osservatorio meridionale per la ricerca sugli asteroidi vicino alla terra (SONEAR) appena un giorno prima del suo passaggio ravvicinato.
Le osservazioni di 2019 OK sono state confermate in modo indipendente da altri osservatori, tra cui il radar Arecibo a Puerto Rico e un terzo telescopio nella rete ISON.
Dalla sua scoperta, stimando il percorso dell’asteroide all’interno del sistema solare, sono state trovate delle sue immagini precedenti negli archivi di Pan-STARRS e ATLAS.
Entrambi i progetti avevano infatti catturato l’asteroide nelle settimane precedenti al sorvolo, ma questa lenta roccia spaziale sembrava muoversi di un piccolo spazio tra un’immagine e l’altra e quindi non era riconosciuta.
Il mancato riconoscimento
“Questo “non riconoscimento” di un asteroide, nonostante sia stato fotografato”, spiega Rüdiger Jehn, capo della difesa planetaria dell’ESA, “sarà utilizzato per testare il software integrato nel prossimo telescopio per la caccia agli asteroidi dell’ESA, il Flyeye”.
Conosciamo e stiamo monitorando migliaia di asteroidi nel Sistema Solare, quindi perché questo è stato scoperto così tardi? Sfortunatamente, al momento non esiste un’unica ragione ovvia, a parte il movimento al rallentatore nel cielo prima dell’avvicinamento.
2019 OK viaggia in un’orbita altamente ellittica, portandola dall’orbita di Venere a ben oltre quella di Marte. Ciò significa che il tempo che trascorre vicino alla Terra ed è rilevabile con le attuali capacità del telescopio è relativamente breve.
Nuovi asteroidi ogni giorno
ESA, NASA e altre agenzie e organizzazioni in tutto il mondo – professionisti e dilettanti – scoprono ogni giorno nuovi asteroidi. Questo lavoro aumenta costantemente la nostra comprensione del numero, della distribuzione e del movimento dei corpi rocciosi in orbita.
Oggi, nessun asteroide noto è motivo di preoccupazione, ma molti rimangono da scoprire, quindi dobbiamo continuare a cercare.
Gli asteroidi delle dimensioni 2019 OK sono relativamente comuni nel Sistema Solare, ma colpiscono la Terra in media solo ogni 100.000 anni. Viaggiando in un’orbita altamente ellittica, che lo porta all’interno dell’orbita di Venere, 2019 OK non si avvicinerà di nuovo alla Terra per almeno 200 anni.
Nell’ambito dello sforzo globale di dare la caccia a oggetti celesti rischiosi come asteroidi e comete, l’ESA sta sviluppando un telescopio, il “Flyeye”, automatizzato per indagini notturne sul cielo.
Due gli obiettivi chiave delle attività di difesa planetaria dell’ESA che dovrebbero essere raggiunti entro il 2030. Il primo è quello di avvisare l’avvicinamento di asteroidi pericolosi di dimensioni superiori a 40 m, con circa tre settimane di anticipo. Il secondo, più ambizioso, è quello di riuscire a deviare gli asteroidi più piccoli di 1 km se riconosciuti con più di due anni di anticipo.