Nel 2016 in Italia erano oltre 3 milioni e 200 mila le persone che dichiaravano di essere affette da diabete, vale a dire il 5,3% dell’intera popolazione e il 16,5% fra le persone di 65 anni e oltre (Fonte: ISTAT). Questa malattia si associa ad un aumento del rischio per le complicanze cardiovascolari, quali l’infarto miocardico, l’ictus e la morte cardiovascolare.
Un recente studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine ha cercato di evidenziare se questo eccesso di rischio, nei pazienti con diabete di tipo 2, potesse essere ridotto o eliminato.
Rischio cardiovascolare e diabete: lo studio
La sperimentazione ha incluso oltre 270.000 pazienti, inseriti nello Swedish National Diabetes Register. A fungere da gruppo di controllo sono stati oltre 1.350.000 soggetti, bilanciati per età, sesso e contea di residenza.
Il gruppo di studio è stato poi stratificato per l’età e per cinque fattori di rischio: livelli elevati di emoglobina glicata, livelli di colesterolo LDL elevati, albuminuria, fumo e pressione sanguigna elevata.
Fattori di rischio neutralizzati, ottima la prognosi
Il follow-up mediano è stato di 5,7 anni. Tra i pazienti con diabete di tipo 2, il rischio eccedente di eventi è diminuito rapidamente per ciascuna variabile fattore di rischio all’interno dell’intervallo di normalità.
Tra i pazienti diabetici che presentavano tutte e cinque le variabili entro gli intervalli target, il rapporto di rischio per morte per qualsiasi causa, rispetto ai controlli, era 1,06. Il rapporto di rischio per infarto miocardico acuto era 0,84 e il rapporto di rischio per l’ictus era 0,95.
Il rischio di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca era più alto tra i pazienti con diabete rispetto ai controlli. Nei pazienti con diabete di tipo 2, un livello di emoglobina glicata al di fuori dell’intervallo target era il più forte fattore predittivo di ictus e infarto miocardico acuto. A sua volta il fumo è risultato il più forte predittore di morte.
Quanto dimostrano i risultati ottenuti è per certi versi molto tranquillizzante. Si evidenzia come la correzione dei più comuni fattori di rischio che si associano alla malattia, consente quasi di azzerare il rischio per ictus e mortalità rispetto ai controlli. Per l’infarto miocardico le misure adottate consentono addirittura di ridurlo rispetto alla popolazione di riferimento.
Allo stesso tempo i livelli di emoglobina glicata si propongono come il parametro più efficace per stratificare il rischio di infarto miocardico e ictus tra i pazienti con diabete di tipo 2.
Franco Folino