La sicurezza di un trattamento con inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNFi), in pazienti con artrite reumatoide e storia di cancro non è ben definita. Un recente studio sembra però escludere effetti potenzialmente negativi sul piano oncologico, dimostrando che l’utilizzo di questi farmaci, non si associa ad un aumentato rischio di recidiva del cancro.
Il fattore di necrosi tumorale
Il fattore di necrosi tumorale è una citochina coinvolta nei processi di infiammazione sistemica. Viene prodotta principalmente da macrofagi. Anche altre cellule sono però in grado di sintetizzarlo, quali ad esempio neutrofili, mastociti ed eosinofili.
La sua azione principale è diretta alla modulazione delle cellule immunitarie. Inoltre, è in grado di indurre febbre, morte cellulare per apoptosi, inibire la crescita tumorale e la replicazione virale.
Gli inibitori del fattore di necrosi tumorale
La maggior parte degli inibitori del fattore di necrosi tumorale clinicamente utili sono anticorpi monoclonali, quali infliximab, adalimumab o golimumab. Anche la talidomide e i suoi derivati sono attivi contro il fattore di necrosi tumorale. Alcuni sono molecole semplici come i derivati della xantina, come il bupropione, utilizzato come terapia per la disassuefazione dal fumo di tabacco.
Gli inibitori del fattore di necrosi tumorale nell’artrite reumatoide
Il ruolo del fattore di necrosi tumorale come attore chiave nello sviluppo dell’artrite reumatoide è stato inizialmente dimostrato su modelli animali transgenici, evidenziando come i livelli di questa proteina siano aumentati sia nel liquido sinoviale, sia nella sinovia di pazienti con artrite reumatoide. La sua azione porta a un successivo sviluppo di un’infiammazione locale, attraverso la produzione di metalloproteasi e collagenasi.
L’utilità clinica dei farmaci inibitori del fattore di necrosi tumorale nell’artrite reumatoide è stata dimostrata da molti studi. Si è visto come il loro impiego sia in grado di controllare l’anomalo funzionamento delle cellule B.
Utilizzando questi agenti in associazione con il più classico metotrexato sono stati ottenuti risultati più efficaci nel ripristinare la qualità della vita dei pazienti con artrite reumatoide, rispetto all’utilizzo isolato di questi due trattamenti.
Lo studio
Questa nuova sperimentazione, pubblicata sulla rivista Annals of Internal Medicine, ha valutato se il trattamento con TNFi, in pazienti con artrite reumatoide e storia di cancro, si associ ad un aumentato rischio di recidiva della malattia oncologica.
Per far questo sono stati confrontati pazienti con artrite reumatoide e diagnosi di cancro in trattamento o meno con TNFi. L’outcome primario era la prima ricorrenza del cancro.
I risultati
Il 9% dei pazienti in trattamento con TNFi ha avuto recidive di cancro. Nei pazienti di controllo la recidiva neoplastica si è verificata nel 7,2% dei casi (HR 1,06).
I risultati di questo studio sono quindi tranquillizzanti, suggerendo che il trattamento con TNFi non è associato ad un aumentato rischio di recidiva del cancro nei pazienti con artrite reumatoide.
Gli autori, considerando le limitazioni di questa sperimentazione, concludono però che non è possibile escludere completamente che vi siano comunque aumenti significativi del rischio.
Franco Folino