Se le morti a causa del consumo di alcol, per suicidio o omicidio sono diminuite, i decessi legati al consumo di droghe ha subito un notevole incremento. I dati arrivano da un recente studio pubblicato sul JAMA, che ha considerato il periodo compreso tra il 1980 e il 2014. Considerando il dato complessivo, riguardante tutto il territorio degli Stati Uniti, l’incremento è stato del 600%, ma in alcune contee è stato raggiunto un incremento che ha superato il 5.000%.
Nello stesso periodo, la percentuale di contee in cui i tassi di mortalità sono aumentati per queste cause è stato del 65,4% per consumo di alcool, del 74,6% per autolesionismo e del 6,6% per violenza interpersonale.
I tassi di mortalità per malattie legate all’uso di droghe sono aumentati a livello nazionale e in ogni contea, ma l’aumento relativo è variato dall’8,2% all’8369,7%.
“A nostra conoscenza, questo studio è il primo a livello di contea a considerare i disturbi del consumo di droga e distinguere tra overdose intenzionali e non intenzionali”, ha affermato la dott.ssa Laura Dwyer-Lindgren, autrice principale e membro dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME).
Lo studio non distingue tra farmaci illegali e soggetti a prescrizione medica, come quelli della classe degli oppioidi, compresi gli antidolorifici disponibili legalmente con prescrizione medica.
Quasi 550.000 morti sono state attribuite al consumo di droga nel corso dei 35 anni dello studio. A livello nazionale, il tasso di mortalità corretto per l’età è aumentato del 238% tra il 1980 e il 2000 e del 112% tra il 2000 e il 2014. Le contee in Kentucky, West Virginia, Ohio, Indiana e Oklahoma orientale hanno registrato aumenti superiori al 5.000%.
Tra il 1980 e il 2014, ci sono stati più di un quarto di milione di morti negli Stati Uniti a causa dell’uso di alcol; le contee occidentali avevano generalmente tassi di mortalità più elevati rispetto ad altre parti della nazione, con tassi particolarmente elevati in parti del Wisconsin, del Nord Dakota, del Sud Dakota, del Nebraska, del Montana, del New Mexico, dell’Arizona, dello Utah e dell’Alaska.
Quasi un milione e mezzo di suicidi sono stati registrati dal 1980 al 2014, con tassi particolarmente elevati in Alaska, Nevada, Sud Dakota, Utah, New Mexico, Arizona, Montana, North Dakota, Oregon, Wyoming e una contea nel Maryland.
Nel periodo considerato si sono verificate più di 750.000 morti per omicidio. I tassi aggiustati per l’età sono diminuiti di circa il 35% tra il 1980 e il 2000 e di quasi il 16% tra il 2000 e il 2014. Le maggiori diminuzioni si sono verificate nelle contee Virginia, Florida, Texas, California e New York. Tuttavia, gli omicidi sono aumentati nelle contee di diversi Stati del Midwest e dell’Atlantico.
Anche se negli ultimi tempi il fragore mediatico creato dai drammatici eventi legati all’uso delle armi da fuoco, sembra aver dato maggior rilevanza alle morti violente legate alla loro estrema e facile diffusione, i dati di questo studio riportano alla realtà e dipingono un quadro molto chiaro, dove il consumo di droghe si conferma come un problema sociale e sanitario di forte impatto sulla popolazione.
Al tempo stesso indicano in modo inequivocabile come il dilagante consumo di stupefacenti richieda forti e specifiche politiche di intervento, per contrastare il fenomeno in modo efficace.