Nelle forme di scompenso cardiaco con frazione di eiezione conservata, che rappresentano all’incirca la metà dei casi, l’elemento critico da un punto di vista fisiopatologico è un alterato rilasciamento diastolico del ventricolo sinistro, con il conseguente incremento delle pressioni a livello atriale.
Sappiamo come il trattamento medico in questi casi non sia particolarmente efficace e che spesso è difficile risolvere in modo soddisfacente la sintomatologia dei pazienti.
Un gruppo di ricercatori statunitensi ha pensato di risolvere il problema, con un approccio “emodinamico”, cercando di attenuare l’aumento di pressione a carico dell’atrio sinistro creando artificialmente un difetto del setto interatriale, tale da creare uno shunt sinistro – destro.
Partner commerciale di questa iniziativa è l’azienda Corvia Medical, del Massachusetts, che ha ideato e prodotto uno specifico dispositivo. Questo congegno, una sorta di ragno metallico, è introdotto tramite un catetere nell’atrio destro e attraverso una puntura transettale si inserisce a livello del setto interatriale aprendo una via di comunicazioni tra le due cavità in modo stabile, mantenendo divaricati i lembi del foro che viene creato.
Questo dispositivo è in fase di studio preliminare, ma i primi risultati cominciano ad arrivare. Lo scorso novembre è stato pubblicato su Circulation un lavoro che ha valutato l’efficacia di questa metodica in uno studio in cieco, controllato con finta procedura, in pazienti con scompenso cardiaco e una frazione di eiezione maggiore o uguale al 40%.
L’endpoint primario era il cambiamento nella pressione polmonare capillare di incuneamento durante esercizio, dalla visita basale a un mese dall’intervento. Sono stati valutati anche endpoint legati alla sicurezza.
L’impianto del dispositivo, lo IASD System II, è avvenuto con successo in 20 pazienti, mentre in 2 il tentativo è stato inefficace. Altri 22 pazienti hanno formato un gruppo di controllo e sono stati sottoposti a una finta procedura alla visita bassale e a un successivo cateterismo di controllo.
I risultati hanno evidenziato come i pazienti in cui era stato impiantato il dispositivo evidenziavano, a un mese dall’intervento, una maggiore riduzione della pressione polmonare di incuneamento durante esercizio, rispetto al gruppo di controllo.
Nessuno dei pazienti che avevano ricevuto il dispositivo ha avuto complicanze periprocedurali o eventi avversi seri.
Questo studio di fase 2 fornisce risultati incoraggianti sull’effetto di uno shunt interatriale, creato artificialmente, nel ridurre le pressioni polmonari, in pazienti con un alterato riempimento diastolico ventricolare e scompenso cardiaco.
La riduzione delle pressioni a livello polmonare dovrebbe tradursi a sua volta in un sensibile miglioramento della sintomatologia, ma questo resta ancora da dimostrare. Possiamo peraltro aspettarci che sarà certamente presto oggetto di un prossimo studio su questo nuovo dispositivo.