I biomarcatori sono diventati parte integrante della pratica clinica quotidiana in ambito cardiologico, in particolare per quanto riguarda lo scompenso cardiaco.
I peptidi natriuretici sono quelli più comunemente utilizzati nella valutazione dei pazienti con insufficienza cardiaca, e il loro ruolo si estende oltre la diagnosi, aiutando il clinico nella stratificazione del rischio e nella gestione dei pazienti. Negli ultimi anni nuovi biomarcatori si sono affiancati ai peptidi natriuretici, entrando nella routine quotidiana, non solo in ambito ospedaliero, ma anche per medico di famiglia e per lo specialista ambulatoriale.
Per fare il punto della situazione e chiarezza sul corretto utilizzo dei biomarcatori nello scompenso cardiaco, abbiamo intervistato il Prof. Francesco Tona, dell’Università di Padova.