Uno studio di coorte su persone anziane senza malattie cardiache ha rilevato che l’uso di agonisti del recettore del peptide-1 simile al glucagone (GLP1RA) ha ridotto gli eventi cardiaci avversi maggiori e l’ospedalizzazione per insufficienza cardiaca, rispetto agli inibitori della dipeptidil peptidasi-4 (DPP4i). Tuttavia, l’uso di inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio-2 (SGLT2i) non è stato associato a riduzioni simili. I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Annals of Internal Medicine.
Ridurre il rischio di eventi cardiovascolari
Secondo i dati ISTAT 2020, la prevalenza del diabete diagnosticato in Italia è di circa il 5,9% (5,9% negli uomini, 5,9% nelle donne) pari a oltre 3,5 milioni di persone. Questa malattia comporta un alto rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.
Studi precedenti avevano dimostrato i benefici dell’utilizzo di GLP1RA e SGLT2i per ridurre il rischio di eventi cardiaci avversi maggiori nelle persone con diabete e malattia cardiovascolare preesistente, ma l’uso di questi farmaci nella prevenzione delle complicanze tra le persone con malattia cardiovascolare rimaneva poco chiaro.
Per questo, i ricercatori del Vanderbilt University Medical Center e del Veterans Health Administration Tennessee Valley Healthcare System hanno condotto uno studio di coorte retrospettivo su veterani più anziani, con diabete e senza malattie cardiache, che hanno ricevuto cure tra il 2001 e il 2019.
Una riduzione delle ospedalizzazioni
Gli autori hanno scoperto che rispetto ai DPP4i, l’aggiunta di GLP1RA alla terapia basale del diabete si associava a una riduzione delle ospedalizzazioni per eventi cardiaci avversi maggiori e scompenso cardiaco. Tuttavia, l’aggiunta di SGLT2i non è stata associata a una riduzione di questi ricoveri rispetto all’aggiunta di DPP4i.
Secondo gli autori, i loro risultati nel complesso suggeriscono che il GLP1RA potrebbe avere un ruolo nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Il diabete e le sue complicanze hanno un impatto enorme sul sistema sanitario e la prevenzione delle malattie cardiache per coloro che sono a più alto rischio è un obiettivo importante di medici, scienziati e pazienti.
Un editoriale di accompagnamento di Steven S. Nissen, MD della Cleveland Clinic discute i limiti dell’utilizzo di studi osservazionali per il processo decisionale clinico. Questo tipo di ricerca può enfatizzarne eccessivamente il valore o l’applicabilità. Sottolinea che i grandi studi osservazionali possono essere utili e informativi, ma la scelta dei risultati misurati e il metodo di studio devono essere attentamente considerati e i risultati interpretati nel contesto dei limiti dello studio.