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I fumatori hanno un rischio maggiore di emorragia subaracnoidea

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An image showing a CT scan of a subarachnoid hemorrhage. Author Dr. George Jallo, pediatric neurosurgeon at Johns Hopkins. This file is licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported license.

Gli adulti che fumano o che sono geneticamente predisposti a comportamenti legati al fumo hanno maggiori probabilità di incorrere in una emorragia subaracnoidea. A suggerirlo è una nuova ricerca, pubblicata nei giorni scorsi sulla rivista Stroke. I risultati di questo studio forniscono importanti prove dell’esistenza di un nesso causale tra il fumo e il rischio di sviluppare questo tipo di ictus.

La rottura di un aneurisma cerebrale

L’emorragia subaracnoidea è un evento che si verifica quando si rompe un vaso sanguigno posto nell’area compresa tra l’aracnoide e la pia madre, due membrane che circondano il cervello. Il termine è talvolta utilizzato come sinonimo di emorragia cerebrale.

Può manifestarsi in maniera spontanea, generalmente per la rottura di un aneurisma cerebrale, oppure essere causata da un trauma cranico. Colpisce principalmente gli adulti di mezza età e ha alti tassi di complicanze e morte.

“Studi precedenti hanno dimostrato che il fumo è associato a rischi più elevati di emorragia subaracnoidea, ma non è chiaro se il fumo o un’altra condizione confondente come l’ipertensione fosse una causa dell’ictus”, ha detto l’autore senior dello studio Guido Falcone, assistente professore di neurologia alla Yale School of Medicine di New Haven, nel Connecticut. “Una relazione causale definitiva tra il fumo e il rischio di emorragia subaracnoidea non è stata stabilita in precedenza come è stato con altri tipi di ictus”.

L’incidenza di emorragia subaracnoidea

Per determinare se vi è un effetto causale tra fumo ed emorragia subaracnoidea, i ricercatori hanno analizzato i dati genetici di 408.609 persone della biobanca britannica, di età compresa tra 40 e 69 anni al momento del reclutamento (2006-2010). L’incidenza di emorragia subaracnoidea è stata raccolta durante lo studio, con un totale di 904 emorragia subaracnoidea verificatisi entro la fine del periodo di osservazione. I ricercatori hanno sviluppato un sistema di punteggio del rischio genetico che includeva marcatori genetici associati al rischio di fumo e dati tracciati sul comportamento del fumo, raccolti al momento del reclutamento di ogni partecipante.

Un rischio maggiore del 27%

I ricercatori hanno scoperto che la relazione tra il fumo e il rischio di emorragia subaracnoidea sembrava essere lineare. Chi fumava da mezzo pacchetto a 20 pacchetti di sigarette all’anno aveva un rischio maggiore del 27%. Dal canto loro, i fumatori più accaniti, quelli che fumavano più di 40 pacchetti di sigarette all’anno, erano quasi tre volte più a rischio di sviluppare un’emorragia subaracnoidea rispetto a quelli che non fumavano. Inoltre, le persone che erano geneticamente predisposte al fumo avevano un rischio maggiore del 63% per l’emorragia subaracnoidea.

“I nostri risultati forniscono una giustificazione affinché studi futuri si concentrino sulla valutazione se le informazioni sulle varianti genetiche che portano al fumo possono essere utilizzate per identificare meglio le persone ad alto rischio di avere questo tipo di emorragie cerebrali”, ha detto Julian N. Acosta, neurologo, ricercatore post-dottorato presso la Yale School of Medicine e autore principale dello studio. “Queste popolazioni mirate potrebbero trarre vantaggio da interventi diagnostici aggressivi che potrebbero portare all’identificazione precoce degli aneurismi che causano questo grave tipo di ictus sanguinante”.

Un effetto più pronunciato e dannoso del fumo nelle donne

I ricercatori affermano che mentre i loro risultati suggeriscono un effetto più pronunciato e dannoso del fumo nelle donne e negli adulti con ipertensione, ritengono che siano necessari studi più ampi per confermare questi risultati. La loro analisi è limitata anche dal tipo di dati utilizzati nella Biobanca del Regno Unito, che, come tutte le grandi risorse informative, si basa su codici di trattamento standardizzati da cartelle cliniche, mentre studi più piccoli si concentrano su cartelle cliniche e informazioni più dettagliate per ogni individuo.

 

 

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