Il 21 settembre 2018, a 280 milioni di km dalla Terra, un cubo di circa 1,5 metri quadrati è sceso verso una roccia spaziale primitiva. Dopo anni di pianificazione e 4 anni di volo, questa minuscola navicella ha catturato questo la sua ombra mentre scendeva sull’asteroide Ryugu, a soli 80 metri da questo rimasuglio della formazione del nostro Sistema Solare, avvenuta 4,6 miliardi di anni fa.
Hayabusa2
La navicella Hayabusa2 è gestita dall’Agenzia spaziale giapponese (JAXA), supportata in parte dalla stazione di rilevamento dello spazio profondo Estrack Malargüe dell’ESA. L’astronave trasporta quattro piccoli lander che analizzeranno la superficie dell’asteroide, tutti e quattro progettati per cadere delicatamente sulla superficie del masso roccioso, sfruttando il suo ambiente a bassa gravità.
Dopo aver scattato questa straordinaria foto, la navicella ha rilasciato i suoi due rover MINERVA-II1 che da allora sono atterrati con successo e hanno dimostrato la capacità di saltare attorno a questo corpo cosparso di rocce.
“Non riesco a trovare parole per esprimere quanto sono felice di aver realizzato l’esplorazione mobile sulla superficie di un asteroide” ha affermato Yuichi Tsuda, Project Manager di Hayabusa2, “Sono orgoglioso che Hayabusa2 sia stato in grado di contribuire alla creazione di questo tecnologia per un nuovo metodo di esplorazione dello spazio, con movimenti superficiali su piccoli corpi”.
MASCOT
La prossima fase della missione vedrà il Mobile Asteroid Surface Scout (MASCOT) rilasciato sulla superficie dell’asteroide. Sviluppato dal Centro aerospaziale tedesco (DLR) in collaborazione con l’Agenzia spaziale francese (CNES), MASCOT ha energia sufficiente per una missione di 12 ore, in cui analizzerà la superficie dell’asteroide in due siti diversi.
La sonda spaziale Hayabusa2 raccoglierà tre campioni da Ryugu, riportandoli sulla Terra nel dicembre 2020. Questi strani esemplari forniranno intuizioni sulla composizione di questo asteroide carbonaceo – un tipo di roccia spaziale che si pensa preservi alcuni dei materiali più incontaminati nel Sistema solare.
Difendersi dai possibili impatti
Oltre a illuminare l’origine e l’evoluzione dei pianeti interni e le fonti di acqua e composti organici sulla Terra, questa conoscenza dovrebbe aiutare negli sforzi per proteggere il nostro pianeta dagli asteroidi che si avvicinano troppo al nostro pianeta.
Comprendere la composizione e le caratteristiche degli oggetti vicini alla Terra è di vitale importanza per difenderci da loro. La missione Hera proposta dall’ESA per testare la deviazione degli asteroidi è un esempio ambizioso di come possiamo conoscere meglio questi antichi corpi.