Quando lo scorso anno sono state pubblicate le nuove linee guida ACC/AHA per il trattamento dell’ipertensione arteriosa (vedi articolo in altra parte del giornale), ha suscitato non poco scalpore l’ulteriore riduzione dei valori di pressione arteriosa considerati normali.
Ricordiamo che queste recenti raccomandazioni pongono quattro fasce di soglia: pressione normale, per valori di pressione sistolica inferiori a 120mmHg e diastolica inferiori a 80mmHg; pressione elevata, per valori di pressione sistolica compresi tra 120 e 129mmHg e diastolica inferiori a 80mmHg; ipertensione stadio 1, per valori di pressione sistolica compresi tra 130 e 139mmHg o diastolica compresa tra a 80 e 89mmHg; ipertensione stadio 2, per valori di pressione sistolica uguali o maggiori di 140mmHg o diastolica uguali o maggiori di 90mmHg.
Mentre sono ormai prossime all’uscita le corrispondenti linee guida europee, che sostanzialmente si adegueranno a quelle d’oltreoceano, una collaborazione tra ricercatori statunitensi e cinesi ha prodotto un’analisi sull’impatto delle nuove linee guida nordamericane, sulla prevalenza dell’ipertensione arteriosa e sul suo trattamento, confrontando popolazioni rappresentative a livello nazionale degli Stati Uniti e della Cina.
Lo studio si è basato sull’analisi di due vasti database nazionali, il US National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) e il China Health e Retirement Longitudinal Study (CHARLS), che includevano adulti di età compresa tra i 45 e i 75 anni, e si è sviluppato confrontando i pazienti che avrebbero avuto una diagnosi di ipertensione arteriosa, ed essere per questo trattati, in base alle versioni precedenti e attuali delle linee guida ACC/AHA.
I risultati hanno evidenziato come con l’adozione delle nuove linee guida per l’ipertensione 2017, negli Stati Uniti oltre 70 milioni di persone sarebbero state diagnosticate come ipertese, vale a dire il 63% della popolazione nella fascia di età 45-75 anni. Sulla corrispondente popolazione cinese, l’analisi ha dimostrato che la diagnosi di ipertensione sarebbe stata posta nel 55% dei soggetti compresi nella fascia di età considerata. Confrontando i risultati con i criteri diagnostici raccomandati nella precedente versione delle linee guida, risulta un aumento della prevalenza del 26,8% negli Stati Uniti e del 45,1% in Cina.
Inoltre, confrontando i modelli di trattamento attuali e le linee guida più recenti, gli statunitensi che necessitano di un trattamento passerebbero da oltre 8 milioni a oltre 15 milioni, mentre i cinesi passerebbero da oltre 71 milioni a 129,8 milioni.
In base al confronto delle due edizioni delle linee guida, i soggetti ipertesi che non richiederebbero un trattamento passerebbero quindi da quasi nove milioni a 1,5 milioni negli Stati Uniti, e da 51 a circa 23 milioni in Cina.
Com’era quindi prevedibile, la più recente versione delle linee guida statunitensi sull’ipertensione arteriosa ha un forte impatto sulla diagnosi e sul trattamento della malattia, moltiplicando in modo esponenziale i soggetti da trattare.
Il punto è capire quanto i criteri così ampi per la diagnosi di ipertensione verranno in realtà adottati nella pratica clinica quotidiana. Se è da pensare che in regioni come il Nordamerica ci sia una forte spinta all’adeguamento, basata principalmente su ragioni medico-legali, c’è d’aspettarsi che in Europa l’effetto pratico sarà molto meno sensibile, o tarderà comunque molto a rendersi evidente.
L’aspetto sostanziale, che andrà verificato nel tempo, è però quanto un trattamento più esteso ed aggressivo nei termini proposti, porterà benefici reali in termini di riduzione degli eventi cardiovascolari.
Franco Folino