La paura dell’altezza è un fenomeno angosciante, accompagnato da ansia e sintomi vegetativi, che compare quando ci si trova in punti elevati, quali torri, scale, ponti o creste montuose. È classificata come una fobia specifica.
Si stima che una persona su cinque riferisca di aver avuto almeno un episodio di paura irragionevole dell’altezza nel corso della vita, mentre una persona su 20 raggiunge i criteri diagnostici di acrofobia.
I sintomi si manifestano quando uno stimolo visivo provoca la paura di perdere l’equilibrio e di cadere da una certa altezza. Per evitare questa spiacevole sensazione, l’individuo tende ad evitare le situazioni scatenanti, ma così facendo impone sostanziali limiti alla sua vita quotidiana.
Un gruppo di ricercatori spagnoli e del Regno Unito hanno cercato di alleviare questo disturbo con l’aiuto della realtà virtuale.
Lo studio, pubblicato su The Lancet Psychiatry, ha valutato l’efficacia di un intervento cognitivo completamente automatizzato, per cercare di combattere la paura delle altezze, in soggetti in cui la diagnosi era stata stabilita con l’Heigh Interpretation Questionnaire (HiQ).
A questo scopo è stato utilizzato un sistema di realtà virtuale in cui veniva presentato un allenatore virtuale, animato utilizzando la cattura del movimento di un attore e doppiato con la sua voce. Questo, in uno studio virtuale, ha iniziato fornendo ai partecipanti informazioni di base sulla paura dell’altezza e sul suo trattamento da una prospettiva cognitiva, ha posto poi una serie di domande sulla loro paura riguardo alle altezze.
Durante tutto il programma, i partecipanti sono stati incoraggiati dal coach virtuale a rendersi conto del fatto che erano in una situazione di sicurezza e a mettere alla prova le loro aspettative.
L’allenatore virtuale spiegava anche quali sono i meccanismi di difesa che solitamente si mettono in atto per difendersi da questa paura, come chiudere gli occhi, ripetere una frase confortante a te stesso o aggrapparsi a qualcosa e li guidava quindi ad abbassare questi meccanismi di protezione.
Successivamente è iniziato il trattamento vero e proprio, portando i soggetti nell’atrio di un grande complesso di uffici di dieci piani, ovviamente sempre ricostruito in realtà virtuale. Qui si sono ambientati e hanno iniziato a spostarsi verso l’alto, di piano in piano, gradualmente, svolgendo esercizi ad ogni tappa.
Non sono mancate prove particolarmente coinvolgenti, come salvare un gatto da un albero o suonare uno xilofono vicino al bordo del pavimento.
Queste sedute di realtà virtuale venivano somministrate in circa sei sessioni da 30 minuti, circa due o tre volte alla settimana, per un periodo di 2 settimane. Lo studio ha previsto anche un gruppo di controllo che veniva avviato alle cure abituali. La misura dell’outcome primario era il punteggio HiQ.
Sono stati valutati 49 soggetti sottoposti alla realtà virtuale e 51 inclusi nel gruppo di controllo.
I risultati dello studio hanno evidenziato come la realtà virtuale abbia ridotto la paura dell’altezza rispetto al gruppo di controllo e che il beneficio si sia mantenuto nel corso di un follow-up di quattro settimane.
Proprio su quest’ultimo aspetto potrebbero sollevarsi alcune perplessità. Considerato il tipo di terapia applicato ai soggetti coinvolti nella sperimentazione, sarebbe importante poter disporre di un follow-up ben più lungo, per valutare se i benefici ottenuti si mantengano anche a distanza, a uno o due anni.
Non si tratta del primo esempio di impiego della realtà virtuale in psichiatria, che ha già fornito risultati promettenti nel trattamento di condizioni come i disturbi da stress post-traumatico, ansia, dolore cronico e dipendenze. Tuttavia, saranno necessarie ulteriori ricerche prima che l’uso della realtà virtuale sia considerato uno standard clinico in alcune aree. Certo è che la rapida evoluzione tecnologica in questo campo ha portato alla creazione di sistemi particolarmente evoluti e flessibili, con forti caratteristiche di interattività e automazione, che non tarderanno a diventare un’importante strumento di cura per i disturbi mentali.
Franco Folino