Molto spesso si pone la scelta tra eseguire una procedura di vascolarizzazione con un trattamento transcatetere o con un intervento chirurgico di by-pass. Sono già stati pubblicati molti studi sull’argomento, cercando di stabilire quale sia la procedura migliore, con risultati differenti a seconda delle caratteristiche cliniche generali del paziente e della sede delle lesioni coronariche.
Arriva ora, sulle pagine di The Lancet, una nuova sperimentazione che propone un’analisi aggregata di alcuni studi randomizzati, che hanno confrontato by-pass (CABG) e rivascolarizzazione transcatetere (PCI) sulla mortalità in pazienti con malattia coronarica, malattia coronarica multivasale o malattia della coronaria sinistra.
L’analisi ha incluso i dati di 11 studi clinici, per complessivi 11.518 pazienti (5.753 PCI, 5.765 CABG) di età media 64 anni.
La mortalità per tutte le cause a 5 anni è stata significativamente maggiore dopo PCI (11,2%) rispetto a quella registrata dopo CABG (9,2%; hazard ratio 1,20).
Confrontando stent metallici non medicati e CABG la mortalità è risultata simile (8,7% vs 8,2% rispettivamente), mentre confrontando stent medicati e CABG la mortalità maggiore è stata registrata nel primo di questi due gruppi (12,4% versus 10%).
Sebbene vi fossero differenze significative nelle caratteristiche cliniche e anatomiche tra gli studi con stent a rilascio di farmaco di prima generazione e di nuova generazione, la differenza di mortalità a 5 anni è risultata del 13,2% dopo PCI con stent di prima generazione e dell’11,1% dopo CABG.
Nel confronto tra PCI con stent di nuova generazione e CABG gli eventi sono stati simili (10,3% dopo PCI vs 7,9% dopo CABG; p = 0 · 0658).
Nell’analisi che includeva pazienti con malattia multivasale, la mortalità risultava superiore nei soggetti sottoposti a PCI (11,5% versus 8,9%), ma simile considerando i pazienti senza diabete (8,7% versus 8%)
Nei pazienti con malattia della coronaria sinistra, la mortalità è risultata simile per le due procedure (10,7% versus 10,5%).
I risultati di questo studio sembrano quindi assegnare un punto a favore del by-pass, nella continua competizione tra le due procedure, almeno in termini di mortalità. È però evidente che in pazienti con specifiche caratteristiche cliniche e anatomiche questo vantaggio può annullarsi.
La rivalità tra questi due interventi quindi continua, in attesa del prossimo studio che deporrà a favore dell’una o dell’altra, fornendo, speriamo, certezze e non ulteriori dubbi.