Proprio quando il warfarin sembrava destinato a un lento ma inesorabile declino, lasciando campo libero ai nuovi anticoagulanti diretti, arriva da un gruppo di ricercatori norvegesi uno studio che dimostra gli effetti protettivi esercitati da questo storico anticoagulante nei confronti del cancro.
Non è la prima osservazione di questo tipo. Già in passato l’effetto antineoplastico del warfarin era stato dimostrato in modelli sperimentali e per qualche limitato tipo di neoplasia.
La sperimentazione ha incluso nell’analisi ben 1.256.725 soggetti, che assumevano, o meno, il warfarin. Il follow-up è durato sette anni.
Dell’intera coorte considerata, il 7.4% assumeva il farmaco anticoagulante. Nel corso di un follow-up di sette anni, il 10,6% dei soggetti valutati ha sviluppato un cancro.
La diagnosi di cancro è stata posta nel 9,4% dei pazienti trattati con l’anticoagulante e nel 10,6% di quelli che non assumevano il farmaco. Le localizzazioni prevalenti delle neoplasie sono state: prostate, polmone, colon, mammella.
Lo studio sembra quindi indicare un effetto protettivo del warfarin nei confronti delle neoplasie, quando assunto per un periodo adeguatamente lungo.
Questo farmaco è tuttora l’anticoagulante più prescritto al mondo. Nei paesi occidentali è assunto dal 5-10% della popolazione. Dati come quelli emersi dal presente studio, potrebbero spingere a rivalutare il suo utilizzo nei confronti dei più moderni concorrenti.