Nei pazienti con insufficienza cardiaca acuta, ularitide esercita effetti favorevoli, pur senza ridurre la mortalità cardiovascolare. Queste sono le conclusioni cui è giunto un recente lavoro pubblicato sul New England Journal of Medicine che ha voluto determinare l’utilità pratica di questa molecola in 2157 pazienti randomizzati ad un trattamento attivo o placebo.
Ularitide è una molecola di nuova sintesi, chimicamente analoga all’ormone umano urodilatina, prodotto nella porzione distale del tubulo renale dal peptide natriuretico atriale e che, una volta secreto nelle urine, agisce come regolatore per il riassorbimento di acqua e sodio a livello del dotto collettore.
Ularitide agisce legandosi al recettore extracellulare del peptide natriuretico atriale, presente in cuore, rene, muscolatura liscia, attivando la guanilato ciclasi intracellulare. Gli effetti farmacologici di ularitide comprendono l’induzione dell’eliminazione di sodio con le urine, incremento della diuresi, vasodilatazione, broncodilatazione e l’inibizione del sistema renina-angiotensina-aldosterone. Per queste sue proprietà, ularitide è stata testata fin dalla metà degli anni ‘90 in soggetti con insufficienza renale o asma bronchiale, mentre i primi studi nello scompenso cardiaco risalgono al 2005, ed hanno fornito risultati incoraggianti.
Questo nuovo studio, realizzato su un vasto gruppo di malati, ha valutato l’utilità di un’infusione continua di ularitide (15 ng per Kg/min) per 48 ore in soggetti con scompenso cardiaco acuto. Gli endpoint principali sono stati due: la morte cardiovascolare per tutta la durata del follow-up (mediana 15 mesi) e il decorso clinico nelle prime 48 ore dalla somministrazione.
Le morti cardiovascolari sono risultate simili nei due gruppi (236 gruppo ularitide; 225 gruppo placebo). Ularitide è stata invece efficace nel ridurre la pressione arteriosa sistolica e i livelli di NT-proBNP. Ha inoltre ridotto gli eventi clinici correlati allo scompenso nelle prime 48 ore (55 eventi nel gruppo ularitide; 75 eventi nel gruppo placebo). Al contrario non sono stati evidenziati effetti sui livelli di Troponina T, ad evidenziare come verosimilmente il farmaco non riesce a proteggere il miocardio dalle lesioni causate dalla malattia stessa.
Questa nuova molecola, nei termini di utilizzo dello studio, conferma quindi limitati effetti positivi sul trattamento acuto dello scompenso cardiaco, ma non sembra indurre alcun beneficio sulla sopravvivenza.
Pur rappresentando una nuova strategia terapeutica sulla patogenesi dello scompenso cardiaco, molta strada dovrà ancora fare ularitide per fornire risultati apprezzabili, non solo nelle fasi acute della malattia, ma anche nelle forme croniche e sulla riduzione della mortalità.
Franco Folino