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Il rischio di demenza dopo emorragia cerebrale

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Sappiamo come l’ictus sia la terza causa di mortalità, dopo le malattie cardiache e i tumori, ed una delle principali cause di disabilità fisica. Meno noto è forse il fatto che sia al tempo stesso anche il secondo fattore di rischio più importante per il deterioramento cognitivo e la demenza, con una frequenza che varia dal 16% -32% dei casi. La demenza post ictus può essere di differenti tipi: il 20% -25% è solitamente di tipo vascolare, il 30% di tipo degenerativo e il 10% -15% di tipo misto. Generalmente sono colpite differenti funzioni, ma quelle più coinvolte sembrano essere l’attenzione, la memoria, la capacità visiva spaziale e il linguaggio.

Se i dati in questo campo sembrano ben definiti e consolidati, minori informazioni si anno sull’evoluzione verso la demenza di pazienti che hanno subito un’emorragia intracerebrale spontanea.

Un recente lavoro pubblicato su Lancet Neurology ha cercato di quantificare questo rischio, con uno studio prospettico, osservazionale, in 218 pazienti con un’età media di 67anni.

Tra questi 63 hanno sviluppato una demenza, con un’incidenza del 14.2% ad un anno e del 28.3% a 4 anni. L’incidenza di demenza era superiore di oltre il doppio nei pazienti con emorragie intracerebrali lobari (incidenza a 1 anno 23.4%) rispetto ai pazienti con emorragia intracerebrale non-lobare (incidenza a 1 anno 9.2%).

Nello studio sono stati inoltre evidenziati altri fattori minori di rischio per lo sviluppo di demenza, tra cui una siderosi superficiale disseminata, una maggiore atrofia corticale, un più alto numero di microsanguinamenti cerebrali e l’età avanzata.

Questi dati non solo permettono di stimare il rischio di sviluppare demenza nei soggetti colpiti da emorragia intracerebrale, ma consigliano altresì di impostare precocemente strategie preventive, inserite nel contesto di un programma multidisciplinare di intervento.

 

Cover image volume 15, Issue 8

Moulin S, et al. Dementia risk after spontaneous intracerebral haemorrhage: a prospective cohort study. Lancet Neurology 2016;15:820-829.

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