La sospensione dei farmaci antiaggreganti in pazienti con cardiopatia ischemica, prima di interventi chirurgici o di procedure invasive, è un passo importante che va ponderato con attenzione. In questo senso differenti studi clinici hanno cercato di chiarire quale sia la strategia migliore, ma a volte i risultati sono incerti, in particolare nei pazienti che devono essere sottoposti ad un intervento di rivascolarizzazione coronarica chirurgica.
Per cercare di chiarire se in questi pazienti sia conveniente o meno sospendere il trattamento con aspirina, un gruppo di ricercatori australiani ha coordinato un trial internazionale condotto in 19 centri, che valutato, con un disegno sperimentale di tipo fattoriale 2×2, 2100 soggetti, randomizzati ad un trattamento con aspirina, alla dose di 100 mg, o placebo.
Le caratteristiche cliniche, demografiche ed il rischio preoperatorio erano simili nei due gruppi di pazienti.
Circa il 75% dei pazienti è stato sottoposto ad un by-pass primario e circa il 90% ha ricevuto almeno un innesto di arteria mammaria interna.
Le emorragie maggiori sono state sostanzialmente simili nei due gruppi (placebo 2.1% vs ASA 1.8%, p= 0.75), così come i tamponamenti cardiaci (0.4% vs 1.1%, p= 0.08). Nei due gruppi di pazienti sono state anche registrate simili incidenze di infarto miocardico, stroke e morte.
Analoghi risultati sono emersi considerando gli altri outcome dello studio, che includevano l’infarto intestinale, l’insufficienza renale e l’embolia polmonare.
L’unica differenza significativa è emersa valutando il sottogruppo di pazienti maschi trattati con aspirina, che sono stati gravati da una mortalità più elevata (12 versus 3 decessi, p= 0.046).
In base ai risultati di questo studio, sembra quindi che nei pazienti sottoposti a chirurgia coronarica, la somministrazione di aspirina in fase preoperatoria non riduca il rischio di morte o di complicanze trombotiche, ma al tempo stesso non fa aumentare il rischio di sanguinamento.
Quest’ultima osservazione è forse la più rilevante dello studio e rassicura sui possibili eventi avversi correlati al trattamento antiaggregante.
Ovviamente queste considerazioni valgono per una popolazione di pazienti simile a quella reclutata nella sperimentazione e sottoposti ad una rivascolarizzazione coronarica, ma d’altra parte sono comunque di estremo interesse per chi si trova a gestire pazienti anche non coronaropatici, in trattamento antiaggregante, da sottoporre in elezione o d’urgenza a procedure invasive o chirurgiche.
Myles PS, et al. Stopping vs. Continuing Aspirin before Coronary Artery Surgery.
N Engl J Med 2016;374:728-37.
Per chi è interessato a questo argomento suggeriamo un’ulteriore pubblicazione correlata:
Hastings SLM, et al. Aspirin and coronary artery surgery: a systematic review and meta-analysis. Br J Anaesth 2015; 115: 376-85.