
Due nuovi esemplari di un rettile marino del Triassico inferiore (circa 250 milioni di anni fa), chiamato Eretmorhipis carrolldongi, sono descritti in uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports di questa settimana.
Il rettile, che mostra somiglianze con l’ornitorinco moderno, aveva occhi molto piccoli in relazione alla sua dimensione corporea. I campioni rappresentano quindi il più antico ritrovamento conosciuto di amnioti (rettili, uccelli e mammiferi) con ridotta capacità visiva. Per rilevare le prede utilizzavano probabilmente risorse non visive.

Credit: Gianluca Danini
Occhi piccoli, ma altri sensi molto sviluppati
Gli animali con occhi piccoli che si basano su stimoli sensoriali non visivi di solito mostrano un maggiore sviluppo degli altri organi di senso. Tendono ad essere attivi in condizioni visivamente difficili, come quando si caccia nel buio. Ryosuke Motani e colleghi hanno scoperto che Eretmorhipis aveva una dimensione dell’occhio relativamente uguale o inferiore a quella di alcune di queste specie.
Poiché i tessuti molli non sono stati conservati nei fossili presentati in questo studio, gli autori non sono stati in grado di testare quale senso non visivo negli Eretmorhipis fosse stato più sviluppato. Tuttavia, in base alla sua morfologia e all’ambiente in cui la specie avrebbe vissuto, gli autori concludono che il senso tattile è quello che molto probabilmente era utilizzato per compensare le carenze visive.
Cacciare al buio, nel Triassico
La scoperta che Eretmorhipis può aver cacciato in condizioni di scarsa illuminazione, usando il suo senso del tatto, suggerisce che gli amnioti iniziarono ad usare quest’ultimo senso per discriminare tra predatore e preda almeno fin dal Triassico primitivo.
I risultati sfidano la visione tradizionale secondo cui la diversificazione dei rettili marini è stata ritardata in seguito all’estinzione di massa del Permiano, l’evento di estinzione più grave conosciuto della Terra, avvenuto circa 252 milioni di anni fa.