Home Aritmologia Un anticorpo come biomarcatore per la miocardiopatia aritmogena del ventricolo destro

Un anticorpo come biomarcatore per la miocardiopatia aritmogena del ventricolo destro

776
0
MRI in a patient affected by ARVC/D (long axis view of the right ventricle): note the transmural diffuse bright signal in the RV free wall on spin echo T1 (a) due to massive myocardial atrophy with fatty replacement (b). Thiene et al. Orphanet Journal of Rare Diseases 2007 2:45 doi:10.1186/1750-1172-2-45

La diagnosi di cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro (CAVD) si raggiunge attraverso una valutazione combinata di più indagini strumentali, associata ad un’attenta anamnesi familiare.

Le raccomandazioni della Task Force

Sono passati ormai oltre 8 anni da quando sono state pubblicate le ultime raccomandazioni degli esperti sulla diagnosi di CAVD. L’ecocardiogramma rappresenta una delle indagini di prima linea e può fornire elementi che possono far concludere per la presenza della malattia. In base ai parametri considerati con questo esame, si possono stabilire criteri maggiori e minori. La diagnosi si ottiene se sono presenti 2 criteri maggiori, 1 criterio maggiore e 2 minori o 4 criteri minori da esami diagnostici diversi.

All’ecografia si affiancano la risonanza magnetica, indagine sempre più evoluta e sensibile, e l’angiografia.

Altri criteri diagnostici possono derivare dall’elettrocardiogramma, esame su cui si possono basare i primi sospetti di malattia, e l’elettrocardiogramma ad alta risoluzione.

Altri elementi diagnostici importanti possono essere forniti dal tipo di aritmie rilevate e dall’anamnesi familiare, elemento fondamentale considerando che si tratta di una malattia geneticamente determinata.

Infine, l’esame istologico delle biopsie endomiocardiche può fornire ulteriori informazioni per comporre la diagnosi definitiva.

La diagnosi con biomarcatori

Non ancora presenti nel documento del 2010, le indagini genetiche per identificare le mutazioni responsabili della malattia sono diventate sempre più diffuse. Queste possono aiutare nella diagnosi di cardiomiopatia aritmogena, ma i risultati sono ancora piuttosto incerti e sono inoltre sensibilmente costose.

A quanto sappiamo fino ad oggi, i cinque geni più comunemente mutati nella CAVD sono: PKP2, DSP, DSG2, DSC2 e JUP, dove le varianti rappresentano il 40-50% di tutti i casi.

La malattia sarebbe quindi determinata anche da mutazioni di alcuni geni desmosomiali. Partendo da questo presupposto, alcuni ricercatori coordinati dall’Università di Toronto, ha cercato di identificare anticorpi anti-desmosoma in pazienti con CAVD, al fine di poterli poi utilizzare come marcatori diagnostici.

Uno studio controllato

I ricercatori hanno valutato la presenza di anticorpi alla proteina ​​caderina desmosomiale, in 45 pazienti con diagnosi certa o borderline di CAVD e in altri due gruppi di studio: soggetti sani di controllo e un modello di CAVD in cani boxer.

Con tecniche di immunofissazione sono stati identificati anticorpi anti-​​Desmoglein-2 (DSG2) nei pazienti con malattia, che erano invece assenti nei soggetti di controllo.

Questo elemento diagnostico correlava anche con le manifestazioni cliniche di malattia: il livello di anticorpi anti-DSG2 era proporzionale al numero di extrasistoli ventricolari.

Inoltre, gli anticorpi causavano una disfunzione in vitro della gap junction, una peculiarità della malattia. Anticorpi anti-DSG2 erano presenti indipendentemente dal fatto che fosse stata identificata una mutazione sottostante o da quale mutazione fosse presente. Infine, è stato identificato un epitopo DSG2 specifico per la malattia.

Una diagnosi più semplice e sicura all’orizzonte

Lo studio sembra quindi proporre gli anticorpi anti-DSG2 come biomarcatori sensibili e specifici per determinare la diagnosi di CAVD. Il limitato numero di pazienti arruolati nello studio richiederà peraltro ulteriori conferme.

Gli autori però si sbilanciano ulteriormente, proponendo gli anticorpi anti-DSG2 addirittura come un possibile nuovo bersaglio terapeutico. Certo prima di arrivare a questo, andranno chiariti in dettaglio i meccanismi fisiopatologici alla base della risposta immune che genera gli anticorpi marcati nello studio.

 

Franco Folino

 

 

Diptendu Chatterjee, et al. An autoantibody identifies arrhythmogenic right ventricular cardiomyopathy and participates in its pathogenesis. European Heart Journal (2018) 0, 1–13.

 

 

 

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui