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Come sta cambiando l’incidenza delle malattie infiammatorie dell’intestino?

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Le malattie infiammatorie intestinali, ovvero la malattia di Crohn e la colite ulcerosa non sono malattie particolarmente diffuse, avendo una prevalenza inferiore allo 0,3%, ma hanno comunque un forte impatto sulla popolazione, per la loro capacità invalidante. Si stima che in Italia ne siano affetti circa 200.000 pazienti, in Europa circa due milioni. E’ chiaro però che la loro incidenza sta cambiando in modo rapido negli ultimi decenni, andando a colpire maggiormente i paesi che stanno crescendo economicamente e, cosa ancora più importante, sembrano essere in aumento in età pediatrica.

Anche se in alcuni casi sembra emergere una familiarità per queste malattie, la loro eziologia è il risultato di una complessa interazione tra fattori ambientali e genetici, che sfociano in una vera e propria malattia autoimmune a carico di differenti elementi del sistema digestivo.

Tra le cause più importanti proposte, vi è un’alterazione del microbioma, e in particolare una riduzione della sua biodiversità, con conseguente risposta immunitaria inadeguata. Anche una perdita di integrità dell’epitelio intestinale è stata proposta come causa scatenante, perché in questa evenienza il microbioma può migrare all’interno della parete dell’intestino ed evocare così una risposata immunitaria.  Infine, anche la dieta può giocare un ruolo rilevante, in particolare quando sono assunte elevate quantità di proteine.

Negli ultimi anni anche in Cina si è registrato un aumento di queste malattie, parallelamente allo  sviluppo economico di questa nazione. Proprio un gruppo di ricercatori cinesi, in collaborazione con studiosi nordamericani ed europei ha cercato di aggiornare le informazioni epidemiologiche disponibili sulla diffusione delle malattie infiammatorie intestinali nel mondo, analizzandone anche la variazione nel tempo.

I risultati dello studio, pubblicati online sulla rivista Lancet, confermano che la maggiore incidenza di malattie infiammatorie intestinali si registra in America settentrionale, Europa e Oceania.

Considerando i valori misurati nell’Europa del sud, l’incidenza per la malattia di Crohn è variata dal 1990 toccando un valore minimo di 0,95 per 100.000 persone/anno ed un massimo di 15,4 casi per 100.000 persone/anno. La colite ulcerosa a sua volta ha evidenziato un’incidenza minima di 3,3 casi per 100.000 persone/anno ed una massima di 11,5 casi per 100.000 persone/anno.

Nel corso degli anni l’incidenza di questa malattia è variata con uno stretto legame all’evoluzione economica dei singoli paesi. Così, nel corso del XX secolo, le malattie infiammatorie intestinali erano diffuse prevalentemente nei paesi occidentali: America settentrionale, Europa e Oceania. Alla fine del XXI secolo però, queste malattie hanno assunto una distribuzione globale, in particolare nei paesi in forte sviluppo economico, come Asia, Sudamerica e Africa. Quello che è interessante notare dai risultati presentati, è come l’incidenza delle malattie infiammatorie intestinali stia ancora crescendo nei paesi di nuova industrializzazione, proprio com’era avvenuto in passato, verso la fine del XX secolo, nei paesi occidentali. Inoltre, quello che lo studio lascia trasparire è che il picco di incidenza di queste malattie in quest’ultimo gruppo di paesi non è stato probabilmente ancora raggiunto.

 

Cover image volume 390, Issue 10105

 

Siew C Ng, et al. Worldwide incidence and prevalence of inflammatory bowel disease in the 21st century: a systematic review of population-based studies. The Lancet. Published Online October 16, 2017.

 

 

 

 

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