Sappiamo bene quanto sia diffusa la fibrillazione atriale, ma esiste una quota non piccola della popolazione in cui quest’aritmia si innesca senza che il paziente percepisca alcun sintomo. D’altra parte, proprio questi episodi asintomatici sono i più temibili, perché espongono inconsapevolmente questi soggetti ad un consistente rischio di eventi tromboembolici, e sono verosimilmente responsabili dei molti eventi ischemici cerebrali solitamente classificati come criptogenetici.
Gli esami più comuni utilizzati nello screening della fibrillazione atriale non portano, però, sempre a una diagnosi certa ed è quindi impossibile iniziare delle misure profilattiche adeguate.
Da molti anni abbiamo peraltro a disposizione degli strumenti di monitoraggio elettrocardiografico, i registratori di eventi impiantabili, che permettono di prolungare moltissimo il periodo di osservazione. Con l’utilizzo di questi dispositivi, già in passato alcuni studi avevano evidenziato un’incidenza estremamente elevata di fibrillazione atriale, anche in soggetti che non avevano mai sofferto in precedenza di questa aritmia.
Arriva ora, sulle pagine di Circulation, un nuovo studio che ha valutato l’incidenza di fibrillazione atriale in una popolazione di soggetti anziani (≥65 anni), che presentavano almeno uno di questi reperti: CHA2DS2-VASc score of ≥2, apnee notturne, BMI >30 kg/m2. Inoltre era criterio per l’inclusione nello studio un ingrandimento atriale sinistro (≥4.4 cm o volume ≥58 mL) o livelli elevati di NT-proBNP (≥290 pg/mL).
Sono stati inclusi nell’analisi 256 pazienti, in cui è stato impiantato un loop recorder. Il loro CHA2DS2-VASc score medio è risultato di 4.1. Il 48% aveva in anamnesi un episodio di ictus, un’embolia sistemica o un attacco ischemico transitorio.
Nel corso di un follow-up medio di 16 mesi, è stata evidenziata un’incidenza di fibrillazione atriale asintomatica, con una durata maggiore o uguale a 5 minuti, del 34%. In questi pazienti il numero medio di episodi era 6,5, la durata mediana degli episodi più lunghi è stata di 62 minuti. Nei pazienti in cui è stata rilevata l’aritmia, questa è stata registrata nel corso dei primi sei mesi dall’impianto nel 64% dei casi.
Fattori predittivi indipendenti per l’aritmia sono risultati: un’età avanzata, in particolare dopo i 77 anni, un incremento delle dimensioni dell’atrio sinistro (>5 cm) e una pressione arteriosa sistolica più ridotta.
Sulla base di quanto emerge da questo studio, si confermano percentuali di incidenza delle forme subcliniche di fibrillazione atriale molto elevate. Oltre un terzo dei pazienti inclusi hanno evidenziato episodi di durata significativa.
Se pensiamo che i criteri di inclusione nello studio non sono stati particolarmente selettivi, e che meno della metà di loro aveva avuto un precedente episodio tromboembolico, ci rendiamo conto di quanto sia enorme il numero di pazienti che ha potenzialmente episodi asintomatici di fibrillazione atriale.
D’altra parte emerge con chiarezza come per l’identificazione dell’aritmia siano necessari periodi estremamente prolungati di monitoraggio elettrocardiografico, realizzabili esclusivamente con sistemi di registrazione impiantabili.
Nei prossimi tempi probabilmente vedremo quindi estendersi le indicazioni all’impianto di loop recorder in quest’ambito, ma sarà necessario migliorare la selezione dei pazienti da sottoporre all’indagine, considerato il costo della procedura di impianto e del dispositivo di registrazione. La scarsa invasività della procedura stessa, ormai realizzabile a livello ambulatoriale, faciliterà ancor di più l’utilizzo di questo strumento.