Nei paesi industrializzati la malattia degenerativa della valvola mitrale rappresenta il 60-70% delle indicazioni ad un intervento chirurgico riparativo. Il prolasso valvolare è la causa più frequente di insufficienza valvolare e si presenta con forme e severità estremamente variabili.
In questi casi l’intervento chirurgico sembra il trattamento più appropriato, fornendo ottimi risultati, stabili nel tempo. L’efficacia dell’intervento chirurgico classico si contrappone però alla necessità di predisporre un bypass cardiopolmonare, con clampaggio dell’aorta, una cardioplegia e una toracotomia o una sternotomia.
La chirurgia mini-invasiva sta però sviluppandosi molto velocemente e sulle pagine di Circulation è apparsa la prima esperienza nell’uomo di una tecnica transapicale di riparazione valvolare mitralica a cuore battente. Lo studio, condotto in due centri di cardiochirurgia polacchi ha utilizzato un device della Harpoon Medical; uno strumento di 3 millimetri di diametro ideato per ancorare corde in politetrafluoroetilene sul lembo valvolare mitralico ridondante, che viene inserito attraverso una piccola toracotomia di 2-3cm, eseguita nel quarto o quinto spazio intercostale. La procedura è eseguita con la guida di un ecocardiogramma transesofageo.
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Sono stati inclusi nella sperimentazione 11 pazienti con insufficienza valvolare mitralica degenerativa grave, legata al prolasso isolato del lembo posteriore.
La procedura è stata completata con successo nel 100% dei pazienti. Sono state impiantate mediamente 3,6 coppie di corde tendinee artificiali, con una riduzione del rigurgito mitralico da grave ad assente/minimo in 8 pazienti e lieve in 3 pazienti. Il tempo totale necessario per portare a termine la procedura è stato in media di 108 minuti (range: 72-167 minuti), mentre il tempo totale di permanenza dell’introduttore nel ventricolo era in media di 38 minuti. Non sono stati registrati casi in cui è stata richiesta la somministrazione di inotropi e in nessun caso è stato necessario passare alla chirurgia cardiaca convenzionale. Non sono state fatte trasfusioni di sangue.
Nel periodo ospedaliero due pazienti hanno richiesto un reintervento per versamento pericardico dopo 5 e 13 giorni. Sono stati evacuati da 150 a 500ml di fluido, senza complicazioni.
Dopo 72 giorni un paziente ha richiesto un reintervento con chirurgia convenzionale per un’insufficienza mitralica severa sintomatica. E’ stato rilevato come in una delle 3 coppie di corde artificiali il frammento di teflon utilizzato per la fissazione epicardica era flottante all’interno del ventricolo e una corda nativa era rotta.
Si tratta di una prima esperienza sull’uomo, condotta in un numero limitato di soggetti con un’alterazione valvolare molto specifica, ma rappresenta un’interessante opzione terapeutica, poco invasiva, in caso di insufficienza mitralica degenerativa. Resta peraltro ancora molta strada da fare per confermare la sicurezza della procedura e, soprattutto, la stabilità dei risultati nel tempo.
Per chi fosse interessato all’argomento consigliamo questa review di libero accesso:
Mick SL, et al. Mitral valve repair versus replacement. Ann Cardiothorac Surg. 2015;4:230-237.
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