La Patagonia è una vastissima regione del Sudamerica, che compone la quasi totalità della sua parte meridionale. La sua estensione è di oltre 900.000 km² ed è divisa tra Argentina, che ne possiede l’area più ampia, e Cile. Il viaggio in questo territorio può essere organizzato in modi molto differenti, tutto dipende da quanto tempo avete a vostra disposizione. Con trasferimenti aerei ben programmati è possibile visitare tutti i luoghi più interessanti in meno di una settimana, ma si può anche viaggiare anche utilizzando i mezzi pubblici, se si è molto giovani, disposti a rinunciare a qualche comodità e avete a disposizione qualche mese.
Nel primo caso non vi perderete comunque le cose più caratteristiche della Patagonia, ma non aspettatevi che il viaggio lasci dentro di voi emozioni vivide e persistenti. Probabilmente una volta a casa stenterete a ricordare i luoghi visitati e nel giro di poco tempo del vostro viaggio non resterà che qualche foto di luoghi in fondo a voi sconosciuti.
Nel secondo caso, anche se avete a disposizione oltre un mese di tempo, in Patagonia non avrete certamente modo di annoiarvi. Potrete visitare anche i luoghi più remoti e soffermarvi a conoscere meglio la popolazione locale, scoprendo molte aree di questa remota regione, completamente al di fuori dei circuiti più conosciuti, ma che valgono almeno quanto le sue località più famose.
Siccome però in medio stat virtus, il viaggio in auto rappresenta un’alternativa molto equilibrata, che vi lascia la libertà di organizzare l’itinerario a vostro piacimento e vi permette di esplorare qualsiasi area voi vogliate, lasciandovi in alcuni casi anche la possibilità di decidere al momento se prolungare la visita del luogo.
L’uso dell’auto non è particolarmente impegnativo, è facile da organizzare e le strade sono in gran parte asfaltate o comunque, anche se in terra, molto ben conservate. Certo però dovrete essere disposti a guidare per 3000-4000 km, attraversando paesaggi che, pur se bellissimi, possono diventare a volte anche molto monotoni. Vi aspettano molte ore al volante, ma avete a vostra disposizione molte opzioni per organizzare il vostro viaggio e potrete inserire eventualmente qualche trasferimento in aereo per rendere meno faticosa questa esperienza.
Nel pianificare la vostra spedizione, non trascurate la visita di Buenos Aires, una delle città più belle ed accoglienti del Sudamerica, che merita almeno un paio di giorni di sosta. Non pensate solo al Tango. Questa metropoli può offrirvi scorci inaspettati in quartieri molto suggestivi e il tutto quasi sempre raggiungibile con una passeggiata.
La natura è ovviamente la protagonista, con paesaggi desolati e selvaggi, montagne spettacolari, ghiacciai mozzafiato. Anche la fauna è sempre varia ed interessante. Non va però sottovalutato il contatto con la popolazione locale, in particolare quando si è lontani dai centri turistici più affermati, per apprezzare il vero carattere degli abitanti di questa regione, forte e coraggioso, temprato da una vita spesso solitaria, passata in molti casi a combattere per soddisfare le più semplici necessità della vita.
L’itinerario che vi proponiamo si estende per oltre 4.000 Km. Inizia dalla penisola di Valdés, per poi proseguire verso sud, lungo la costa, fino a Comodoro Rivadavia. Si sale poi verso la cordigliera andina fino a raggiungere la ruta 40 e percorrerla fino al passaggio verso il Cile. Da qui si prosegue verso sud, entrando nella Terra del Fuoco e concludendo il viaggio a Ushuaia.
Questo itinerario richiede circa 14 giorni, senza però fare soste prolungate nelle località raggiunte.
Puerto Madryn e la penisola di Valdés
La migliore base per visitare la penisola di Valdés è Puerto Madryn. La città fu fondata nel 1865 da un gruppo di immigrati gallesi e a loro si devono i nomi tipicamente anglosassoni delle località nei dintorni. La parte più piacevole è quella del litorale, che in estate è affollata di turisti. Esiste anche un molo di modeste dimensioni che ospita navi da crociera in transito verso la penisola di Valdés.
Puerto Pirámides è l’unico centro abitato della penisola. Oltre alla stazione di servizio per fare rifornimento troverete anche alcuni negozi, ristoranti e alloggi. La zona costiera è molto bella da vedere, ma le strade che percorrono la penisola non sono molte e spesso per passare da un punto all’altro è necessario fare lunghi e monotoni trasferimenti nell’entroterra, completamente piatto e brullo. I punti più rilevanti da visitare sono la Isla de los Pajaros, Punta Norte, Caleta Valdés e Punta Delgada. Il giro completo della penisola, con tappe solo in queste aree e senza troppe deviazioni, partendo da Puerto Madryn, è di oltre 400 km andata e ritorno.
I panorami sono splendidi, la costa è frastagliata e ricca d’insenature ghiaiose, dove prendono il sole gruppi di leoni ed elefanti marini, visibili in tutti i periodi dell’anno, così come varie specie di uccelli. Al contrario i pinguini si vedono prevalentemente in inverno, fino a marzo, mentre da maggio a dicembre è il periodo in cui arrivano le balene. Le orche si possono avvistare, con molta fortuna, in primavere ed in autunno. Purtroppo le scogliere sono piuttosto alte e per motivi di protezione ambientale è spesso vietato raggiungere la riva. Gli animali si possono quindi vedere solo a distanza.
Caleta Valdés è forse uno dei punti più suggestivi da visitare. Qui l’oceano penetra verso la costa in un lungo canale parallelo alla riva, lungo oltre 25 km, formando alla sua estremità nord una sorta di laguna. Quello che colpisce è la luce che avvolge quest’ambiente, sempre molto intensa, anche se il cielo è nuvoloso. Dalla cima delle scogliere lo sguardo spazia a 360 gradi passando dalla vastità dell’oceano all’infinita estensione della steppa, in un respiro che lascia un gran senso di libertà.
Punta Tombo
La pinguineria di Punta Tombo è un’area naturale protetta, dove vivono e si riproducono migliaia di pinguini di Magellano. Vi sono regole ferree da rispettare, ma si possono vedere a distanza ravvicinata molti pinguini, vicini alle loro tane o in acqua. Così si può vedere a confronto la differente agilità di questi animali nei due ambienti in cui vivono: molto goffi e lenti quando camminano, ma velocissimi e agili mentre nuotano e vanno a caccia di piccoli pesci.
Normalmente se ne stanno al sole, lasciandosi fotografare dai numerosi visitatori, che possono camminare in percorsi ben delimitati o su passerelle rialzate che si diramano fino al mare.
Il terreno che circonda la pinguineria è piuttosto brullo, macchiato da pochi cespugli e punteggiato dalle tane dei pinguini: grosse buche scavate nel suolo che si aprono in superficie con ampi fori d’ingresso, a volte protetti da qualche cespuglio secco. Tra le tane dei pinguini si aggirano gruppi di guanachi che riescono a trovare qualcosa da mangiare, anche se il terreno è quasi completamente brullo.
Oltre al piacevole contatto ravvicinato con i pinguini, anche il territorio in cui la pinguineria si sviluppa è molto bello. Il contrasto tra l’azzurro del cielo e il grigio del terreno è molto particolare, con rare fasce di cespugli gialli che interrompono la monotonia delle tinte scure. Andando verso la fascia costiera il paesaggio diventa più movimentato e tratti rocciosi si alternano a spiaggette di ciottoli. Le rocce dalle tonalità rosate si contrappongono al colore blu intenso dell’oceano, mentre il cielo è punteggiato da piccole nuvole bianchissime, disposte con estrema regolarità, che scorrono velocemente, trasportate dal perenne vento che soffia in questa parte del mondo.
La foresta pietrificata di Sarmiento
Nei pressi si Sarmiento si trova le “foresta pietrificata”, un parco che raccoglie migliaia di tronchi fossili, testimoni della foresta che si sviluppava circa 65 milioni di anni fa in questa regione. Ma il luogo vale una visita non solo per i tronchi pietrificati, ma anche per la bellezza del territorio che circonda la zona.
Si è circondati da formazioni rocciose dalle tinte più varie. In lontananza sono visibili rilievi montuosi con le pendici marcate da strisce di sedimenti di differenti colori, ben chiara evidenza delle differenti ere geologiche che si sono alternate in quest’area. Il rosa si alterna al giallo e al verde. Monoliti bianchi come calce sembrano spuntare dal terreno in forme squadrate e innaturali. Tutto questo si staglia sullo sfondo azzurro del cielo, che dà luminosità alle rocce facendo ancor più risaltare i loro colori. Sul lato sud del sito si possono vedere aguzze montagnole di argilla verde, erose e rigate dai rivoli di acqua piovana. Dalle loro pareti spuntano tronchi rossastri, destinati a precipitare a valle con il progressivo sgretolamento del terreno.
La Cueva de las Manos
La cueva è un luogo davvero magico, sia per i numerosi petroglifi che adornano questo tratto di roccia, sia per il paesaggio circostante, un canyon rigoglioso che si insinua e taglia la brulla steppa che lo circonda.
In realtà non si tratta di una grotta vera e propria, non immaginatevi un antro buio e tetro, ma di una lunga rientranza della parete rocciosa del canyon, a circa 700 metri di altezza. Le immagini più caratteristiche sono ovviamente quelle delle mani.
Soffiando dei pigmenti di origine naturale la roccia è stata decorata con immagini in negativo di centinaia di mani, con colori differenti. Se vi concentrate per qualche momento e pensate che quelle sono immagini reali delle mani di uomini che popolavano quella zona tra 9.300 e 1.300 anni fa, l’atmosfera è davvero emozionante. Tra le molte curiosità che la guida vi farà apprezzare, una mano con cinque dita. Non mancano ovviamente anche disegni di animali e altri simboli rituali.
El Chaltén e dintorni
El Chaltén è un piccolo paesino situato alla base di alcune tra le più famose vette del mondo, tra cui il Fitz Roy e il Cerro Torrre. Tappa imperdibile per gli appassionati di montagna. I sentieri da percorrere sono molti, con difficoltà e lunghezze molto variabili, adatti a ogni tipo di abilità e di prestanza fisica. E’ anche possibile pernottare nelle differenti aree da campeggio disponibili, prevalentemente attorno alla base del Fitz Roy. Sta a voi la scelta del tempo da dedicare a questa parte del vostro viaggio.
E’ incredibile pensare agli scalatori che si sono avventurati su queste cime negli anni 50, con un entusiasmo ed uno spirito di conquista che erano inversamente proporzionali solo all’adeguatezza della loro attrezzatura, bivaccando in parete, tra i pericoli legati al clima, ai blocchi instabili di neve e ghiaccio e alle piatte pareti di granito quasi completamente prive di appigli.
El Calafate e Dintorni
Anche qui come a El Chaltén, le escursioni possibili sono molte e quindi va programmata con attenzione la durata della permanenza. Tra le attrattive principali, oltre ovviamente alla visita al Perito Moreno, vanno considerate le differenti gite in battello che si possono fare sul lago Argentino, e che consentono di avvicinarsi a pochi metri dai ghiacciai e da tutti i loro frammenti che galleggiano sulla superficie del lago. Si possono inoltre visitare le altre sponde del lago, dove sboccano ghiacciai minori. In paese troverete molte agenzie che organizzano differenti tipi di escursione in battello. Considerate che vanno prenotate almeno il giorno prima.
Il piazzale di parcheggio del Perito Moreno dista circa 76 Km da El Calafate, e si raggiunge attraverso una strada asfaltata panoramica che costeggia le rive del lago Argentino. Dal parcheggio è sempre attivo un servizio di navette che collega il parcheggio con il punto di accesso alle passerelle che fronteggiano il ghiacciaio.
La vista è possibile attraverso passerelle che corrono per una considerevole lunghezza a poca distanza dal fronte del ghiacciaio, offrendo una visione d’insieme fantastia. Da questo punto di osservazione si può ammirare il Perito Moreno per gran parte della sua estensione, circa 30 km, circondato da una corona di montagne innevate. Il suo fronte, alto circa 60 metri dalla superficie del lago, composto da una miriade di guglie con intensi riflessi blu, avanza di circa 2 metri al giorno. Durate la visita avrete modo di vedere molti grandi frammenti che si spezzano con un rumore fragoroso e cadono nel lago, sollevando enormi colonne d’acqua.
Il parco Torres del Paine
Proseguendo sulla ruta 40 in direzione sud, si arriva al posto di frontiera argentino di Cancha Carrera. Da qui la strada diventa sterrata, ma in ottime condizioni. Si entra nella Patagonia cilena.
Il Torres del Paine è un’altra zona montana di grande bellezza. Il parco si estende su una superficie di 227.298 ettari si alternano i paesaggi più vari. Si inizia dalla steppa patagonica, piatta e con una scarsa vegetazione, per poi passare alle tipiche lagune andini, dai colori molto differenti tra loro, abitate da fenicotteri rosa e con numerose cascate che si sviluppano su affluenti ed emissari. Infine la zona centrale del parco, occupata da un nucleo di splendide montagne, con caratteri diversi fra loro: ci sono vette tondeggianti e verdi, inframmezzate ad altre con il tipico aspetto dolomitico, con picchi aguzzi e frastagliati. Particolarmente suggestivo è il contrasto che si forma su alcune delle sue torri, dove i monoliti di granito che li costituiscono sono sovrastati da fasce di roccia di colore nero, resti di uno strato sedimentario modellato dall’erosione glaciale in migliaia di anni.
Questo spettacolare concentrato di montagne è il paradiso degli escursionisti, circondato com’è da sentieri ben tracciati che attorniano e penetrano tra le cime più alte, disegnando quella che è conosciuta come la “W”. Per raggiungere i mirador più belli, all’interno di questo nucleo montano, sono necessarie molte ore di cammino.
Per percorrere tutta la “W” sono necessari alcuni giorni. Sul corso dei sentieri sono però dislocati in posizione strategica rifugi e campeggi, che consentono di programmare le indispensabili tappe notturne. I tracciati non sono particolarmente impegnativi, grazie anche al fatto che corrono a quote basse, raggiungendo al massimo i 1200 metri di quota. Le cime più alte di questo comprensorio, quasi sempre innevate, raggiungono i 3000 metri circa di altitudine.
Punta Arenas e dintorni
Dopo aver viaggiato per ore nelle steppe desolate della Patagonia, arrivando a Punta Arenas sembra di entrare in una megalopoli. Il traffico, fino a quel momento praticamente assente, aumenta all’improvviso e si ha la sensazione di essere completamente circondati dalle auto. Questo centro, che si affaccia proprio nel mezzo dello stretto di Magellano, ai confini con la Terra del Fuoco, non è poi così piccolo, contando circa 100.000 abitanti.
In questa città oltre al nucleo storico, che si allarga attorno a Plaza Muñoz Gamero con lussuosi palazzi, si possono trovare alcuni musei, ma per chi preferisce respirare aria di frontiera, è certamente consigliata una visita a Fuerte Bulnes. Per raggiungerlo bisogna viaggiare sulla 9 proseguendo verso sud per circa 57 km. La strada è asfaltata fino al bivio per il forte, restano poi 5 km di sterrato in salita. Arrivando alla portineria, costruita su due alte torri di legno, si capisce subito il carattere del sito. Siamo in Sudamerica, ma sembra di entrare a Fort Alamo.
Questa fortificazione militare in legno, perfettamente conservata, è costruita su un piccolo promontorio che si spinge verso lo stretto di Magellano. Fu costruito da truppe cilene, che arrivarono in questo luogo nel 1843, ma poi fu presto abbandonato per le condizioni climatiche estreme di questa parte di costa. Sono rappresentati tutti gli edifici della comunità, rigorosamente in legno: dai dormitori alla chiesa, dalla casa del comandante della postazione alle prigioni. Non manca ovviamente una batteria di cannoni che da questo promontorio dominava lo stretto di Magellano e quindi tutto il traffico di navi che lo percorreva.
Siamo alle porte della Terra del Fuoco e si comincia a sentire il suo fascino. Si percepisce la forza della natura e quanto desolate siano le terre che stiamo attraversando. Questo è un ottimo punto per fermarsi qualche minuto a respirare l’aria salmastra della costa, godendosi la tranquillità del luogo e cominciando a pensare alla nostra estrema posizione sul mappamondo.
Ushuaia e Dintorni
Rientrando in Argentina si e proseguendo verso sud si arriva a Ushuaia. L’atmosfera che si respira è quella della città di frontiera, simile a quella che si percepisce quando si viaggia nelle zone più settentrionali della Scandinavia, ma si ha la chiara percezione di essere in un ambiente molto più vasto e disabitato. A meno di mille chilometri più a sud iniziano i ghiacci antartici ma, al contrario di quanto si potrebbe pensare, la temperatura di Ushuaia non è mai molto rigida. Anche nelle notti invernali la temperatura minima si aggira mediamente attorno ai 2 gradi sotto zero. In compenso anche in estate si registrano temperature massime che non superano mediamente i 14 gradi.
La posizione di Ushuaia non è splendida solo dal punto di vista climatico, ma anche da quello paesaggistico. Verso nord è circondata dai monti Martial, con cime innevate e vaste aree boschive, mentre a sud si affaccia sul canale di Beagle, dalle acque molto spesso scure e increspate dal vento. Oltre il canale si trovano le isole frammentate che costituiscono la parte più meridionale della Terra del Fuoco, tra cui Isla Hoste e Isla Navarino.
Anche se si parla di Ushuaia come del centro abitato più meridionale del Sudamerica, in realtà sulla sponda opposta del canale di Beagle si trova, in territorio cileno, Puerto Williams. Molto meno famosa della vicina città argentina, ospita una piccola comunità di 1600 anime sull’isola Navarino.
Tra i differenti musei della città, ottimi nel caso il maltempo vi impedisse le escursioni all’aperto, vi raccomandiamo di visitare il Museo Maritimo y del Presidio, che si trova nella zona est dell’abitato, non lontano dal porto. Qui potrete rivivere in modo molto realistico l’atmosfera del penitenziario di Ushuaia che ha iniziato ad ospitare detenuti già nel 1902 ed è divenuto in seguito un carcere nazionale, ospitando più di 600 detenuti. La vita ovviamente non doveva essere facile, si lavorava duramente e le condizioni di vita non molto confortevoli. Il carcere fu chiuso nel 1947.
Le escursioni da Ushuaia sono molte e diversificate, da fare in auto, a piedi o in barca.
La prima che vi consigliamo è quella al Parque Nacional Tierra del Fuego. Si raggiunge attraverso una bella strada sterrata che corre verso ovest, parallela al canale di Beagle. Il posto di controllo si trova a circa 10 km dal centro di Ushuaia, da qui la strada prosegue tagliando un fitto bosco fino a Bahia Lapataia, dove un cartello celebra la fine della Ruta Nacional 3, e quindi della rete viaria argentina.
All’interno del parco vi sono differenti sentieri ben tracciati, per tutti i gusti, brevi o lunghi, che vi consentono di addentrarvi nella natura e di osservare tutti gli ambienti tipici della Terra del Fuoco: dalla laguna ai boschi, dal lago alla costa. Anche gli animali che potete incontrare sono molti: il guanaco, la volpe rossa, l’anatra australe. Su tutti sembra però dominare il castoro, che in queste aree prolifera e costruisce imponenti dighe sui numerosi corsi d’acqua che scendono dalle montagne innevate, arrivando fino al canale di Beagle.
Sempre all’interno del parco, non mancate una visita al Lago Roca, si arriva auto fino alla sua riva e offre una vista splendida di questo bacino di origine glaciale diviso tra Argentina e Cile.
Affacciandovi sul canale di Beagle, per quanto le sue acque siano scure e minacciose, non potrete resistere alla tentazione di fare qualche escursione in barca. Se il porto non è chiuso per il maltempo, avrete a disposizione una discreta scelta. La gita più semplice è quella di qualche ora che vi fa navigare all’interno del canale e visitare la Isla de los Pájaros, la Isla de los Lobos e il faro Les Eclaireurs. Per prenotare rivolgetevi alle diverse agenzie che hanno le biglietterie in piccoli baracchini vicino al porto.
Un’escursione un po’ più lunga è quella che porta a Hestancia Harberton, a circa 90 km ad est di Ushuaia, una fattoria fondata nel 1886, quindi una delle primissime costruzioni della Terra del Fuoco. Oltre all’incredibile paesaggio che la circonda, costituito da montagne, fiumi e torbiere, per un’estensione di circa 20.000 ettari, affascina anche la storia di questo luogo e di tutte le persone che hanno scelto di vivere qui, lontani dal mondo ma vicinissimi alla natura. Ovviamente le condizioni meteo influenzano notevolmente la programmazione e lo svolgimento di queste navigazioni.
Il viaggio è certamente molto lungo e faticoso, a tratti può anche sembrare un po’ monotono, ma la sensazione di libertà che si prova attraversando la distesa della steppa patagonica, salendo sulle montagne e sui ghiacciai della cordigliera andina, costeggiando i laghi dell’entroterra o la costa oceanica, è un’emozione davvero straordinaria.
Come sempre gli spettacoli offerti dalla natura sono i più sorprendenti che ci possiamo attendere. Anche il clima è un protagonista di quest’avventura, cambiando progressivamente, ma in modo molto sostanziale, dalla penisola di Valdés fino alla Terra del Fuoco, contribuendo a creare atmosfere uniche, che caratterizzano magicamente i paesaggi che si ammirano.
Franco Folino