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Cancro dell’endometrio: l’importanza di una biopsia accurata

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La biopsia endometriale è uno strumento diagnostico fondamentale per identificare anomalie dell’endometrio, come l’iperplasia o i tumori. Consiste nel prelievo di un piccolo frammento di tessuto uterino che viene analizzato al microscopio per rilevare eventuali alterazioni strutturali o la presenza di cellule anomale.

La sua importanza risiede nel fatto che permette di distinguere tra condizioni benigne e patologie più gravi, come il cancro endometriale, fornendo una diagnosi precoce e precisa.

La biopsia è indicata in particolare quando si verificano sanguinamenti uterini anomali, soprattutto dopo la menopausa, oppure quando un’ecografia mostra un ispessimento endometriale. In questi casi, il prelievo bioptico consente di chiarire se si tratta di una semplice iperplasia o di una lesione cancerosa.

Un nuovo studio ha evidenziato come una biopsia insufficiente esponga ad un rischio sostanziale di non riconoscere un tumore endometriale. La ricerca è stata pubblicata recentemente, con libero accesso, sulla rivista American Journal of Obstetric and Gynecology.

La possibilità di rilevare un tumore endometriale

Già precedenti studi avevano dimostrato che circa nel 5% delle donne con un sanguinamento postmenopausale era stato diagnosticato un cancro dell’endometrio, solitamente tramite una biopsia.

Questo prelievo di tessuto può però a volte essere insufficiente per materiale raccolto e quindi non essere in grado di rivelare il tumore.

Questo nuovo studio ha confrontato la possibilità di rilevare un tumore endometriale in soggetti con una biopsia endometriale indice insufficiente rispetto a soggetti con una biopsia indice normale.

Per fare questo, un gruppo di ricercatori danesi ha utilizzato un registro nazionale per raccogliere i dati delle biopsie endometriali eseguite tra il 2013 e il 2017.

I soggetti analizzati sono stati suddivisi in quattro gruppi in base all’istologia della biopsia indice: normale, insufficiente, iperplasia e cancro. La classificazione è stata fatta seguendo i codici della Nomenclatura Sistematizzata della Medicina. Quindi, una biopsia è stata classificata come insufficiente non solo quando il campione era troppo piccolo ma, ad esempio, anche se il materiale non era rappresentativo, povero di cellule o acellulare. L’iperplasia con atipia è stata classificata come cancro.

Sono stati inclusi nello studio oltre 80.000 soggetti e il follow-up è arrivato fino a quattro anni. I campioni endometriali raccolti in questo periodo sono stati ottenuti da Patobank, una banca dati digitale dedicata all’anatomia patologica.

La maggior parte degli individui è stata sottoposta ad una biopsia endometriale indice ad un’età compresa tra 40 e 69 anni.

Biopsie endometriali insufficienti nelle donne in età avanzata

Tra i campioni raccolti come biopsia endometriale indice, il 17% è stato classificato come insufficiente.

È interessante osservare come la percentuale di biopsie endometriali insufficienti aumentava con l’età: il 7% tra i 40 e i 49 anni, il 35% tra i 60 e i 69 anni. Anche la percentuale di individui con iperplasia nella loro biopsia indice aumentava con l’età.

Il 44% delle donne con biopsia considerata insufficiente sono state poi sottoposte a una biopsia endometriale di follow-up.

Nel corso del follow-up, solo lo 0,7% delle donne con biopsia indice normale ha ricevuto una diagnosi di cancro. Tra i soggetti con una biopsia indice insufficiente la percentuale è salita al 2,6%. Nelle donne in cui inizialmente era stata rilevata un’iperplasia dell’endometrio, il cancro è stato diagnosticato nel 5,3% dei casi.

I risultati di questo studio sono stati ottenuti con un’analisi retrospettiva, basata su registri sanitari. I risultati, quindi, vanno interpretati con i limiti di questo disegno sperimentale.

Va inoltre segnalato che, quando i ricercatori hanno aggiustato i risultati per una variabile così critica come l’età, il rischio di incorrere in una diagnosi di cancro si è notevolmente ridotto, passando dal 3,7 all’1,16.

D’altra parte, un aumento del 16% delle diagnosi di cancro resta comunque un dato che non si può sottovalutare.

Criteri patologici ben precisi

I ricercatori sottolineano l’importanza di uno stretto follow-up nelle donne in cui la biopsia dell’endometrio sia stata giudicata come insufficiente, in particolare tra le pazienti più anziane. Auspicano inoltre che vengano definiti criteri patologici ben precisi per definire una biopsia endometriale come insufficiente.

In conclusione, questo studio evidenzia come la corretta valutazione della biopsia endometriale sia fondamentale per la gestione clinica delle pazienti, soprattutto nelle fasce d’età più avanzate. È necessario adottare protocolli di monitoraggio rigorosi e condivisi, affinché i tumori dell’endometrio non sfuggano alla diagnosi.

Solo attraverso una collaborazione multidisciplinare e linee guida precise si potrà garantire un riconoscimento tempestivo e corretto del tumore, per poter poi impostare un trattamento adeguato. Un percorso obbligato per poter migliorare la prognosi e la qualità di vita delle donne coinvolte.

Franco Folino

 

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